Bossi-Fini, flussi regolari e cittadinanza. Il piano di Piantedosi per l'immigrazione

Maggior coinvolgimento del mondo datoriale e adempimenti organizzativi, così il governo lavora al miglioramento dei flussi di migranti regolari: "Ius Scholae e Ius Soli? Opposizioni in cerca di posizionamento"

Bossi-Fini, flussi regolari e cittadinanza. Il piano di Piantedosi per l'immigrazione
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Nel giorno finale del forum Ambrosetti di Cernobbio a prendere la parola è il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, che ha fatto il punto con gli imprenditori della situazione delle migrazioni legate soprattutto al mondo del lavoro. Il titolare del Viminale ha spiegato che mentre le opposizioni "insistono sulla necessità di modificare la legge Bossi Fini sull'immigrazione", ed Elly Schlein sostiene che "non è possibile che l'ingresso di un immigrato in Italia possa avvenire solo con la prospettiva di un contratto di lavoro", per il governo questo "non è modificabile".

E il motivo è semplice, oltre che sotto gli occhi di tutti nelle città italiane: "L'alternativa al contratto di lavoro è per molti giovani sapere venire nel nostro Paese con la prospettiva più 'vantaggiosa' di fare le sentinelle nelle piazze di spaccio". E poi, al di là di questo, il ministro ha voluto ricordare al Partito democratico e ai suoi sodali, che l'ingresso solo dietro regolari contratti di lavoro è "una regola europea". Tuttavia, Piantedosi ha spiegato che il sistema è ancora modificabile perché i recenti dati hanno spiegato che c'è stato un fallimento. Da qui, l'intenzione del governo di "modificare il sistema di ingressi". Il riferimento è ai recenti abusi scoperti mediante l'esposto del premier Meloni alla procura nazionale antimafia, dal quale sono emerse numerose elusioni.

"Abbiamo capito che dobbiamo correggere il tiro e mirare meglio la predisposizione degli accessi ai flussi regolari, in parte modificando la normativa e in parte con degli adempimenti organizzativi che avvicinino molto più e molto meglio la domanda all'offerta", ha spiegato ancora il ministro. Un obiettivo, questo, che può essere raggiunto "tarando meglio per aree geografiche e settori produttivi e coinvolgendo le organizzazioni datoriali di lavoro". Piantedosi ha ribadito che in questo processo è fondamentale il coinvolgimento del mondo del lavoro, soprattutto per il target che questo governo si è posto: "Come governo siamo talmente ben predisposti a incrementare i canali regolari di ingresso regolare che ci siamo resi protagonisti di una programmazione triennale da 452mila posizioni".

Al tema del lavoro è legata anche la discussione, particolarmente viva in queste settimane, sulla cittadinanza italiana. Piantedosi, dal suo punto di vista, rifugge dalla visione meramente "economicistica" del tema e dalle formulazioni troppo semplicistiche. "Si può sicuramente prevedere ulteriori formule, fino qualche mese fa la formula più ricorrente era lo 'ius soli'. Adesso si è trasformato nello 'ius scholae'", prosegue il titolare del Viminale, aggiungendo che le opposizioni tireranno poi fuori qualche altro tema. "Questo segna il fatto che forse si è alla ricerca di posizionamenti da parte dell'opposizione, senza avere un'idea precisa".

Numeri alla mano, Piantedosi ha evidenziato alla platea del forum di Cernobbio che il nostro Paese è quello che rilascia più permessi di soggiorno nell'area Ue. "È circolato molto il termine assoluto delle oltre 200mila rilasciate nel 2022, ma il calcolo più probante è quello rilasciato rispetto alla popolazione di immigrati. Ne abbiamo più del doppio di Paesi come Germania e Francia", ha spiegato. Indirettamente a Matteo Piantedosi ha replicato Antonio Tajani, che dalla festa del movimento giovanile azzurro in corso a Bellaria-Igea Marina ha dichiarato che "un centrodestra moderno è un centrodestra che si fa carico dei cambiamenti della società, che si fa carico anche dei diritti che sono sempre gli stessi, ma che devono essere applicati anche ad una società che cambia".

Tra questi cambiamenti, ha aggiunto, c'è "il diritto a diventare cittadino italiano grazie alla formazione e allo studio, che è un diritto sacrosanto, e questa proposta è forse migliore dell'attuale legge. Credo che chi si è conquistato il diritto a essere italiano meriti di esserlo".

Non uno Ius Scholae a 5 anni, ha precisato il ministro degli Esteri, "ma dopo dieci anni di scuola, concluso con profitto, chi se ne frega se tuo padre e tua madre sono nati in Albania o in Senegal, in Ucraina, se hai studiato e parli italiano non è certamente il colore della pelle, quello dei capelli a definirti, sei italiano. E sei italiano se sai che cos'è il concetto di patria, che non è un concetto né di destra né di sinistra".

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