Sul Titano ormai la pacchia è finita: "Basta privilegi, servono 40 milioni"

A San Marino continua la rivolta contro i rincari Iva e Irpef. Il welfare dello stato più assistenzialista al mondo ha fatto crac

Sul Titano ormai la pacchia è finita: "Basta privilegi, servono 40 milioni"

nostro inviato a San Marino

Cercasi 40 milioni di euro, disperatamente. Certo è una pratica attraente avviticchiarsi alle cifre ma, in ogni caso, niente sarà più come prima sul Monte Titano. Perché i conti vanno fatti quadrare. E la vera verità è che la Serenissima Repubblica di San Marino, da un anno a questa parte, è un po' meno serena. Ci sono i parametri Ocse da rispettare, ci sono diaframmi, sempre più sottili che, sempre meno, proteggono i conti bancari dall'ossequioso segreto di un tempo. Morale? C'è un profondo rosso pari alla cifra succitata, come prospettiva per il 2014. Quindi? Quindi è tempo di una svolta epocale, perché è tempo di tasse. Che arriveranno, per la prima volta, nella storia del più assistenziale, rassicurante e premuroso Stato che si conosca al mondo.

Non è un caso, forse, che la Segreteria di Stato alle Finanze sia lontana pochi passi dal Museo della Tortura, perché la pacchia è finita. E la protesta collettiva monta. Tre giorni fa oltre cinquemila persone hanno preso d'assalto il Palazzo Pubblico, costringendo i parlamentari riuniti a una ignominiosa fuga da un tunnel sotterraneo, e ieri il bis con un sit-in di protesta, stesso luogo, stesse modalità con urla, raccolta di firme per ottenere le dimissioni immediate del governo e insulti di vario genere all'indirizzo dei rappresentanti del popolo, protetti dalla gendarmeria in assetto antisommossa. «Certo dire che la pacchia è finita a San Marino, è un po' una forzatura, però se vuole una sintesi di quanto sta accadendo si potrebbe dire che, lentamente, San Marino si avvia a diventare un Paese normale - puntualizza il Segretario (cioè il ministro) di Stato alle Finanze, Claudio Felici - perché il nostro contribuente avrà una tassazione pari, al massimo, all'8 per cento del suo reddito. L'8 per cento contro il cinquanta per cento dell'Italia, converrà, che non è proprio un massacro. Per darle un'idea, chi ha un reddito oggi di 25mila euro lordi versa allo Stato solo 468 euro di imposta, una cifra da cui può dedurre, ovviamente, tutto ciò che normalmente è deducibile in ogni Paese, quindi spesso va a finire che paga zero o che va addirittura a credito. Ecco, con la riforma arriverà a pagare al massimo circa 2170 euro all'anno ma potrà contare sulle stesse detrazioni e anche su un nuovo strumento di risparmio, la Smac, la San Marino card, che il consumatore utilizzerà in ogni negozio ed esercizio della Repubblica per ottenere una deducibilità aggiuntiva annuale proporzionata agli acquisti compiuti sul territorio, consentendo al nostro ufficio tributario di tracciare il volume d'affari del commerciante o del lavoratore autonomo che non avrà più o quasi possibilità di dichiarare un reddito sensibilmente inferiore all'effettivo come è accaduto fino a oggi. A questo aggiungiamo l'introduzione del registro telematico degli incassi che ogni commerciante dovrà presentare settimanalmente online al nostro ufficio e il quadro dei controlli è completo».

Stiamo cambiando San Marino, sussurrano al dipartimento delle Finanze, tanto che l'anno prossimo verrà introdotta, udite, udite, anche l'Iva. Il fatto certo è che mantenere i cittadini sammarinesi costa parecchio e questa è la ragione del profondo rosso. «Costa - precisa il Segretario Felici - qualcosa come 2.500 euro pro capite, perché lo Stato qui ha sempre pensato a tutto e vuol continuare a pensare a tutto anche in futuro. Il cittadino sammarinese non paga nulla per l'assistenza sanitaria, nulla per la scuola, compresi i libri di testo, nulla per i trasporti. Moltiplichi 2.500 euro per i 32mila cittadini della nostra Repubblica e capirà perché ci siamo ridotti così. Potremmo dire: “Aboliamo lo Stato assistenziale” così non ci sarebbe bisogno di tasse, ma cambierebbe la qualità della vita a San Marino.

Meglio una fiscalità leggera, come quella che abbiamo in programma, anche se sembra un massacro a chi non ha pagato nulla fino a oggi. In fondo vogliamo semplicemente ricordare a noi stessi che siamo dei privilegiati e solo così, con questa riforma, potremo continuare a esserlo».

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