Ma sul web scoppia il caso dei suoi vecchi tweet sui due militari

Rispuntano i post della reporter sulla vicenda dei fucilieri italiani. Lo sfottò anche su Salvini

Cecilia Sala, arrestata in Iran
Cecilia Sala, arrestata in Iran
00:00 00:00

Ieri sono emerse vecchie considerazioni di Cecilia Sala, la giornalista attualmente detenuta in Iran senza accuse ufficiali. Come spesso accade in questi casi, sono i social a far riaffiorare ragionamenti risalenti ad anni fa. In questo caso, si tratta di considerazioni social di almeno nove anni fa. «Se a due militari dell'esercito indiano - scriveva Sala su Facebook il 6 gennaio 2015 - capitasse per sbaglio di ferire a morte il fruttivendolo e l'edicolante di fiducia di Matteo Salvini su una pista da sci in Val Pusteria, senza indugiare un attimo l'Italia dimostrerebbe la sua superiorità e buona educazione rimandando a casa i due uomini in divisa, affinché aspettino tra le braccia dei loro cari un processo che non si terrebbe mai». La riflessione, evidentemente, si riferiva alla vicenda dei Marò, i due militari italiani coinvolti in una lunga controversia legale tra Italia e India.

«Perché - continuava la Sala - l'idea di processare i due responsabili lì dove è stato commesso l'omicidio, dove le vittime erano cittadine indiane e dove vivono i loro familiari, parrebbe a tutti noi un'idea da terzo mondo incivile, da popolo debosciato ed arretrato, che non sa apprezzare una buona Falanghina, non sa bene cos'è il fuorigioco e probabilmente non si doccia nemmeno tutti i giorni». In queste parole, la Sala immaginava uno scenario a parti invertite, con l'Italia nei panni dell'India. Lo faceva forse con ironia, ma il suo pensiero metteva in discussione l'idea di far giudicare i Marò in Italia.

Tra coloro che hanno ripreso il vecchio post della giornalista c'è anche Marco Rizzo, che ha sintetizzato il suo punto di vista in merito in due punti: il primo, «è giusto che si lavori per la sua liberazione», il secondo, «ecco cosa scriveva Cecilia Sala sulla vicenda dei Marò nel 2015». A commento del suo post, una lunga serie di reazioni, tra cui qualcuno che osserva: «Per coerenza, allora

la signora dovrebbe restare nelle patrie galere iraniane, in attesa di essere processata, anziché mobilitare la Farnesina per tornare».

In un altro post del 2013, precisamente l'11 marzo, la Sala scriveva: «Salvare due persone, giocandosi la propria affidabilità, significa metterne in pericolo molte di più». Sono state soprattutto le frange massimaliste, di sinistra e di destra, a rilanciare queste vecchie considerazioni.

In ogni caso, pensieri più che datati che riecheggiano oggi, quando la giornalista si trova prigioniera senza accuse precise. E mentre tutta la politica si unisce, con il solo scopo di far tornare il prima possibile Cecilia Sala in Italia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica