“Tagli e svolta autoritaria”. Il fango di Landini contro il governo Meloni

Il numero uno della Cgil rispolvera la narrazione della "svolta autoritaria" e accusa il governo: "Vuole portare a sbattere il Paese"

“Tagli e svolta autoritaria”. Il fango di Landini contro il governo Meloni
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“Nuovi tagli e svolta autoritaria del Paese”. Quello che ha tutte le carte in regole per essere lo slogan perfetto del principale partito d’opposizione sono invece le parole di Maurizio Landini, sindacalista e numero uno della Cgil. In assenza di un’opposizione credibile all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, Landini rispolvera le invettive più assurdi per attaccare il governo in vista della scrittura della prossima Legge di Bilancio. Con una “piccola” novità: il governo non ha previsto nuovi tagli e la torsione autoritaria è una fantasia che fa presa solo nella bolla mediatica della sinistra.

Niente da fare. Il disco rotto della Cgil è già partito. “Se la logica che viene avanti è quella di un governo che non investe sulle questioni sociali, continua a far pagare tutto a lavoratori e pensionati ed impone una svolta autoritaria con l’autonomia differenziata, il Ddl sicurezza e l’attacco alla magistratura vuol dire portare a sbattere il paese, esordisce Landini incalzato da La Stampa. Un attacco tanto duro quanto vago e perfino sbagliato. Ma non basta. Davanti a una manovra che ancora non esiste, il maggior sindacato italiano si dice pronto alla mobilitazione:"Senza risposte credibili siamo pronti allo sciopero generale"

Partendo dal presupposto che la prossima manovra finanziaria deve ancora essere presentata, se analizziamo le ultime scelte del governo in materia fiscale – anche nell’ultima Legge di Bilancio varata – la narrazione landiniana crolla come un castello di carte. Il taglio del cuneo fiscale, soprattutto per e i lavoratori con i redditi più bassi (teoricamente rappresentati dalla stessa Cgil) è stato varato proprio dall’esecutivo in carica. Il taglio deciso da Meloni è del 6% per i lavoratori con reddito fino a 35mila euro e del 7% per chi ha un reddito non superiore a 25mila euro l'anno (1.923 euro al mese). Non è da sottovalutare anche l'accorpamento deciso sempre dal governo delle prime due aliquote Irpef.

Una sforbiciata importante che, al netto delle parole di Landini, dovrebbe essere riconfnermata anche per il 2025. L’esecutivo ha infatti pensato di confermare anche per il 2025 del taglio del cuneo contributivo di 7 punti sempre per le retribuzioni fino a 25mila euro lordi annui e di 6 punti fino a 35mila euro. Dati che evidentemente non tornano al numero uno della Cgil: “Loro vogliono tagliare sulla sanità, sul lavoro, sulle pensioni”. Insomma, secondo Landini, il governo ha davanti a sé anni di “austerità” lacrime e sangue.

E sulla conferma del taglio al cuneo fiscale, Landini prova a difendersi con scarsi risultati: “Non basta, ci vendono la stessa scarpa per la terza volta”. L’ennesima risposta per sviare il nodo della questione e mantenere il tasso di livore ideologico sempre più in alto.

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