Roma - La stima reciproca c'era già, dichiarata anche pubblicamente dal vecchio leader radicale. Però, quando nel primo pomeriggio di ieri Marco Pannella ha risposto al cellulare, nella sua stanza al policlinico Gemelli, un po' sorpreso è rimasto. «Marco, come sta? Sono Papa Francesco». Non una semplice - ma comunque senza precedenti - telefonata di cortesia, tra l'altro. Perché il pontefice venuto dall'Argentina e il condottiero di tante battaglie per i diritti civili in nome della laicità sono rimasti a parlare molto a lungo. Venti minuti di chiacchiere, al termine delle quali Pannella, reduce dall'intervento all'aorta, si è concesso una tazza di caffé. Stop sciopero della sete, nel nome del Papa.
Roba da non crederci, il successore di Pietro riesce dove avevano fallito in tanti: presidenti della Repubblica, sindaci, capi di partito, amici, avversari, persino Vasco Rossi, alla faccia della vita spericolata. Tutti negli anni impegnati - invano - a chiedere a Pannella di sospendere i ricorrenti scioperi della fame e della sete. Poi arriva la telefonata del Papa - avvertito da Emma Bonino, e anche questa è una notizia - e lui, il leader del partito che ha combattuto per il divorzio e per l'aborto, l'uomo delle battaglie anticlericali che voleva abolire il Concordato, il paladino della disobbedienza civile - miracolo - obbedisce. «Ho accettato per riconoscenza verso di lui», spiega tranquillo, aggiungendo che ovviamente - caffé e un paio di trasfusioni escluse - continuerà il Satyagraha per protestare contro le condizioni delle carceri. Ma il rapporto di Pannella con Bergoglio sorprende fino a un certo punto. Il vecchio leone radicale già da qualche anno guarda Oltretevere con occhi diversi. Non è un caso che nella conferenza stampa organizzata dopo l'uscita dalla terapia intensiva, con inusitato toscano d'ordinanza in bocca, Pannella avesse invitato proprio Bergoglio a chiedere «subito» amnistia e indulto. Più volte, pubblicamente, ha mandato messaggi di apprezzamento in direzione San Pietro.
«Papa Francesco? Noi radicali lo amiamo molto, e credo che anche lui...», aveva «confidato» a gennaio a SkyTg24, elogiando il «riaffermarsi grande e grosso della spiritualità». E quando il Papa argentino l'estate scorsa aveva cancellato l'ergastolo e introdotto il reato di tortura nella legislazione vaticana, Pannella s'era spinto oltre: «Mi piacerebbe molto lasciare la cittadinanza italiana per diventare un cittadino del Vaticano».
Una strana alleanza? Forse. Il leader radicale, in questi tempi, parla spesso non solo del Vaticano, ma anche di questioni religiose, di Gesù. Lo fa in radio, con gli amici, nelle interviste. Non lo fa pragmaticamente: l'età che avanza non spaventa uno come lui, che da anni finisce in ospedale causa denutrizione e si accende un sigaro in ospedale dopo l'intervento all'aorta addominale. Lo fa laicamente, l'unico modo per chi ritiene che il giorno simbolo della libertà religiosa sia il 20 settembre 1870, la presa di Porta Pia, la caduta del potere temporale della Chiesa. Non è una «conversione» tradizionale, ma una sintonia su diversi temi c'è da tempo. Forse anche qualcosa di più. A sentire lo stralcio di conversazione che Radio Radicale ha mandato in onda, c'è della simpatia terrena, umana, che avvicina Francesco e Marco. «Ma sia coraggioso, Eh! - dice Bergoglio - anche io l'aiuterò a lei, contro questa ingiustizia».
«A favore della Giustizia, Santità», replica Pannella, incassando l'impegno del pontefice a diffondere il messaggio: «Io ne parlerò di questo problema, ne parlerò dei carcerati». Vicini agli ultimi, per cominciare. È lì l'incontro tra il grande laico e il Papa che viene dalla fine del mondo. Loro ci credono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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