Le immagini che nella notte di sabato sono arrivate da Bologna hanno fatto piombare la città negli anni bui. Quelle devastazioni attuate dagli antagonisti non si vedevano nel capoluogo felsineo dagli anni Settanta. Il centro storico è stato preso d'assalto da orde di militanti dei centri sociali e delle frange antagoniste della città. Sono state distrutte vetrine e dehors, ribaltati decori cittadini e imbrattati muri con scritte violente e, a tratti antisemite. La sinagoga cittadina è stata oggetto di vandalismi e violenze, come ha segnalato il sindaco Matteo Lepore, il che ha fatto scattare un ulteriore campanello d'allarme per il clima d'odio che si respira in città e, in generale, in Italia. Ovviamente, le reazioni più calde per quanto accaduto sono quelle della comunità ebraica, che chiede una effettiva presa di posizione da parte dell'amministrazione comunale, che non sia solo solidarietà di facciata ma sia effettiva e concreta vicinanza.
La presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, e il presidente della Comunità ebraica di Bologna, Daniele De Paz, che in una nota hanno sottolineato come "ogni forma di estremismo punta a mettere in discussione l'impegno per una convivenza civile che difendiamo ogni giorno. La difesa dei luoghi ebraici e delle libertà religiose non è una concessione agli ebrei: è un problema che riguarda la democrazia italiana e sono gli italiani a dover respingere chi si pone fuori dal contesto democratico". Non bastano, hanno aggiunto, "espressioni di vicinanza del giorno dopo come quelle del sindaco di Bologna, Matteo Lepore. Serve una totale e sincera coerenza, che invochiamo da mesi e che invece è risultata mancante e sorda alle istanze delle Comunità ebraiche, dinanzi al crescente dilagare di odio antiebraico". Ma la loro non è l'unica voce che si è alzata in tal senso.
"È un episodio gravissimo, che non può essere derubricato a semplice minaccia e che si inserisce in un contesto di antisemitismo crescente che ci preoccupa. È fondamentale che l'intero mondo politico e la società civile si esprimano nettamente contro queste manifestazioni di odio che contraddicono anzitutto i valori basilari della nostra Costituzione, il pilastro su cui poggiano la Repubblica e la coesione sociale", si legge nella nota affidata ai social da Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma. A tal proposito, scrive Fadlun, "invitiamo il Sindaco di Bologna, Matteo Lepore, a non esporre più in sedi istituzionali la bandiera palestinese, che nelle piazze italiane è diventata ormai simbolo e incitazione dell'odio anti-ebraico". Da mesi, infatti, sulla facciata del palazzo comunale di Bologna è stata esposta la bandiera dello Stato palestinese, che sottende un'implicita accusa allo Stato di Israele, che dopo l'aggressione gravissima subita il 7 ottobre ha deciso di reagire.
Tuttavia, benché dal Comune ci sia stata solidarietà per l'attacco alla Sinagoga, non c'è volontà di cambiare linea su questo punto. "La scelta di esporre la bandiera palestinese non ha nulla a che fare con l'odio, ma con una doverosa presa di posizione in favore del rispetto dei diritti umani, senza i quali non potrà mai esserci pace. Trovo sbagliato l'accostamento di questa scelta con i fatti di ieri a Bologna, un accostamento che mi pare sinceramente strumentale oltre che offensivo", ha dichiarato Daniele Ara, assessore all'educazione alla pace e alla non violenza del Comune di Bologna. "Si possono avere legittimamente punti di vista diversi, ma delegittimare l'altro e accusarlo di scarsa coerenza non è una modalità che aiuta a comprendersi, anzi crea solo distanza. Mi auguro si possa ristabilire un confronto sereno e leale, al quale teniamo. Continueremo a lavorare per il dialogo e contro ogni forma di violenza a cominciare dall'incontro degli Enti Locali per la Pace che ospiteremo il 24 gennaio", ha concluso Ara.
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