Torna l’incubo sequestri: presa gang albanese

Torna l’incubo sequestri: presa gang albanese

La banda aveva preparato tutto per fare il salto di qualità e passare dalle rapine in villa al sequestro di persona. Nel mirino era finita la figlia di un industriale di Meolo, nel Veneziano, e l'altro giorno i malviventi avevano deciso di entrare in azione. Ma non pensavano che la Squadra mobile di Venezia, guidata da Marco Odorisio, stesse monitorando ogni loro mossa. E così, proprio mentre stavano per avvicinarsi alla preda designata, gli agenti li hanno arrestati praticamente in flagranza di reato, sventando il rapimento.
In manette sono finite cinque persone, tre albanesi e due italiani. Il capo della banda era Arapi Eduart Mastrangioli, 32 anni, già condannato a 6 mesi per rapina ed evaso a dicembre da un carcere spagnolo, mentre i due compari, Eduard Lufi, 25 anni, e suo cugino Ledjan Lugia, 23, residenti Cessalto (Treviso) avrebbero dovuto aiutarlo nel lavoro sporco. La polizia li ha bloccati su un'auto piena di passamontagna e di stringhe di plastica da legare ai polsi della vittima designata una volta che l’avessero portata nel luogo di prigionia. Dulcis in fundo, una pistola semiautomatica con 8 proiettili nel caricatore.
I due italiani arrestati sono invece i cugini Corrado Di Giovanni, 50 anni, di Pasiano di Pordenone, e Massimo Di Giovanni, 31, domiciliato a Ponte di Piave (Treviso). Il primo, in particolare, avrebbe girato al cugino, e quest'ultimo agli albanesi, i dettagli logistici delle rapine: essendo un rappresentante di vernici per mobili, aveva rapporti con tanti imprenditori del settore e avrebbe per questo avuto accesso a dati preziosi per i piani di quei criminali senza scrupoli.
Ed è proprio dalla rapina del 16 febbraio scorso eseguita a Pramaggiore (Venezia), nella villa dell'industriale del mobile Graziano Zucchetto, ferito da un proiettile sparato da uno dei banditi, che gli agenti della mobile veneziana hanno raccolto indizi in grado di guidarli verso questa banda. Altre due rapine progettate da questo gruppo criminale, il 17 marzo 2012 a Mansuè e tre giorni dopo a Pasiano di Pordenone, furono sventate proprio perché la polizia mise sotto protezione gli obiettivi, guarda caso sempre appartenenti al settore del mobile.
Sono state settimane terribili, nel corso delle quali la paura di finire nel mirino di questi spietati malviventi stava salendo. Ma ascoltando le conversazioni dei banditi, la polizia è riuscita a evitare il peggio. Nell'ultimo caso, dal momento che il gruppo aveva evitato l'uso del cellulare, non era stato possibile individuare l'obiettivo con precisione.

Attraverso intercettazioni ambientali gli uomini di Odorisio hanno però capito che si stava per passare al sequestro di persona e, dopo un'opera intensa di pedinamento, sono intervenuti bloccando i tre albanesi a Meolo (Venezia) pochi minuti prima che il rapimento entrasse nella fase operativa.

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