Tutta colpa d’Israele. Eccola, la famosa «complessità» del reale che vede il Pd. Dalla segretaria Elly Schlein, ai sindaci, ai consiglieri comunali, il punto di vista del primo partito della sinistra non ammette mezze misure, non prevede equilibrio di sorta. Lo si deduce anche dai documenti che il centrosinistra presenta e approva negli enti locali, come Pavia, cittadina in cui ha da poco riconquistato la fascia tricolore, con Michele Lissia, dirigente appunto del Pd.
A Palazzo Mezzabarba, sede del Comune, pochi giorni fa è stato protocollato un ordine del giorno firmato da tutte le forze di maggioranza, un testo sconcertante per una forza politica che appartenga alla sinistra di un Paese occidentale, un testo vistosamente sbilanciato non solo nel dispositivo finale, che ricalca una posizione schematicamente «pacifista» - quindi ideologica - quanto nelle premesse, che tradiscono una imbarazzante faziosità, quella che va proliferando nei media come nel movimento studentesco, alimentando un clima di ostilità nei confronti dello Stato ebraico.
L’ordine del giorno si conclude con l’impegno al sindaco affinché indirizzi i suoi sforzi verso il governo italiano nel tentativo di far sì che l’Italia riconosca lo Stato di Palestina. Ovviamente non sarà un atto di indirizzo approvato nel Consiglio comunale di una cittadina a cambiare le sorti di una questione di tale portata, ma il testo è importante perché, al di questa comprensibile velleità, dice molto sui sentimenti che covano nella sinistra «profonda», e molti altri vengono adottati in altri enti in queste settimane.
I «rilevato», senza andare troppo per il sottile sulla loro natura democratica o meno, sono un inno alle “istituzioni” e alle “autorità” “palestinesi”, ma è nei «preso atto» che il documento si supera, assumendo come premessa «il criminale massacro, tuttora in corso, da parte del governo Netanyahu», e citando in una sorta di inciso il 7 ottobre, derubricato a «tragici e delittuosi eventi del 7 ottobre da parte di Hamas». Quindi la reazione militare del governo di Israele sarebbe un «massacro criminale» mentre il pogrom anti-ebraico del 7 ottobre configurano «tragici e delittuosi eventi». E il dispositivo finale del documento parla di “pace”, di negoziati, invoca il “cessate il fuoco” e punta al riconoscimento della "Palestina" come Stato indipendente e sovrano (si guarda bene dal dire democratico) prescindendo da ogni riferimento alla sicurezza dello Stato ebraico.
La sinistra da tempo fa discendere da Israele, sempre e a prescindere, tutta la drammatica questione mediorientale - in realtà esplosa nel 1948 con nascente attacco allo Stato ebraico e proseguita con decennali minacce belliche o terroristiche rivolte contro Israele e contro gli ebrei in quanto tali – ma attribuire a Israele e ai suoi governi ogni responsabilità (come ben sanno le comunità ebraiche) significa sposare una posizione unilaterale, applicare apertamente doppi standard, ignorare la storia della questione israelo-palestinese e rivelare un antisionismo che è contiguo a un antisemitismo, a volte inconsapevole.
“Come sapevamo - commenta Nicola Niutta, capogruppo di Fdi in Consiglio comunale - l’amministrazione pavese è governata da estremisti e dalle loro ideologie. Lo stesso sindaco, che finge di essere un moderato, non lo è, e come si vede le firme sono di tutti i gruppi che appartengono alla maggioranza, dal Pd ai 5 stelle. Sono parole inappropriate, anacronistiche, e danno la percezione che l’antisionismo radicato in molta parte della sinistra sia duro a morire.
Vediamo quando la mozione sarà votata, è all’ordine del giorno, noi non voteremo mai questa mozione ma ci rifiuteremo di discuterla, anche se la commenteremo. La sinistra, nei rari nei rari luoghi dove vince, non manca occasione per mostrarsi per quello che è: estremista, intollerante, faziosa. Io ci tengo a dire che col terrorismo non si negozia”..
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