"Tutti uomini...". Il cortocircuito femminista smonta il Pd della Schlein

Il presunto maschilismo colpisce i progressisti del Partito democratico. La senatrice dem Valeria Valente accusa i vertici: "I sei consiglieri eletti in Abruzzo sono tutti uomini, riflettiamo"

"Tutti uomini...". Il cortocircuito femminista smonta il Pd della Schlein
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Dopo la bruciante sconfitta in Abruzzo il Partito democratico torna in trincea. Il fronte politico aperto con il Movimento 5stelle, eterno competitor più che alleato dei democratici, sembrava troppo poco per i maître à penser del Pd. Meglio rimediare con la solita faida tutta interna alle fila del Nazareno. A far scoppiare l’ennesima guerra, a sole quarantottore dalla Caporetto abruzzese, è la senatrice Valeria Valente. L’oggetto della contesa sono i sei consiglieri regionali - tutti uomini - eletti nella lista del Partito democratico

L’accusa ai vertici dell’organigramma dem è presto detta: maschilismo e sessismo, secondo la logica della senatrice, sarebbero le due nuove parole d’ordine del suo partito. Il paradosso è al suo completo. Anni a tacciare la destra di trascurare le donne e poi, ironia della sorte, si scopre che i veri maschilisti si trovano in casa del Pd. Ovviamente l’accusa stessa di sessismo, sia a destra che a sinistra, è una farsa: gli organi del Pd, come quelli di Fratelli d’Italia e soci, dovrebbero scegliere i candidati in base alla loro competenza. Il sessismo, anche in questo caso, non c’entra nulla. Ma il femminismo ideologico di una certa sinistra estrema, una piaga che sta rovinando le vere battaglie di emancipazione, non si ferma davanti al colore politico. Il fuoco amico è permesso e l’intervento della senatrice Valente ne è l’esempio perfetto.

“In Abruzzo - esordisce Valente intervenendo all’assemblea del gruppo dem - il nostro campo largo ha ottenuto un buon risultato e il Pd ha raddoppiato il consenso rispetto alle precedenti regionali, superando il 20 per cento. È un risultato di cui dobbiamo essere fieri, consapevoli che il cammino prosegue”. “Tuttavia – aggiunge - non possiamo non riflettere anche sul fatto che i 6 consiglieri regionali eletti nella nostra lista sono tutti uomini. Et voilà: l’accusa di maschilismo è già partita. Poi, a stretto giro, il messaggio più o meno velato alla leader dem: “Sabato abbiamo rinnovato gli organi delle Democratiche, eleggendo la nuova portavoce nazionale. Se ci poniamo l’obiettivo di un Pd femminista, come ha sottolineato anche Elly Schlein partecipando all’assemblea, non possiamo non porci la questione non solo delle quote nelle liste, ma di riuscire ad eleggere effettivamente donne e ad avere una rappresentanza equilibrata”.

Che, tradotto dal politichese, potrebbe avere due significati.

L’accusa della Valente, se da un lato è rivolta alle decisioni “maschiliste” della Schlein, dall’altro ha come bersaglio gli stessi elettori del Pd che hanno deciso di votare i sei consiglieri uomini. Da qualsiasi parte la si voglia analizzare il processo interno per un presunto “sessismo” è l’ennesimo cortocircuito targato Partito democratico.

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