Val Susa palestra dei violenti d'Europa

Blitz antagonista al cantiere Tav: in 400 a viso coperto attaccano la polizia. Tra i fermati il figlio di un giudice

Un momento degli scontri il 3 luglio 2011 /archivio
Un momento degli scontri il 3 luglio 2011 /archivio

Roma - Val di Susa «palestra per i violenti di tutta Europa». L'altra notte erano in tanti, più di quattrocento in tutto ma divisi in gruppetti. Prima incendiano copertoni lungo l'autostrada Torino-Bardonecchia e la galleria di Giaglione invasa dal fumo viene chiusa. Poi verso mezzanotte, incappucciati o coperti da maschere antigas e caschi, assaltano il cantiere della Tav di Chiomonte in Val di Susa. Si coprono dietro grandi scudi bianchi e lanciano bombe carta, razzi, pietre e petardi contro le reti. Inizia la guerriglia con la polizia che esce dal cantiere e respinge gli incappucciati nel bosco. Al mattino il risultato di questa folle notte di violenza è un bollettino drammatico: 9 fermati, 15 i feriti tra le forze dell'ordine che hanno ricostruito così gli scontri. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, respinge le intimidazioni. «Lo Stato non si ferma neanche di fronte ad attacchi di pura guerriglia come quelli del cantiere di Chiomonte - assicura Alfano - Episodi gravissimi che non possono definirsi manifestazioni di dissenso ma veri e propri attacchi mirati alle forze dell'ordine».

Ma che cosa sta succedendo in Val di Susa? Per la Digos di Torino non ci sono dubbi: da qualche mese c'è stato il salto di qualità. «Quella della scorsa notte è stata violenza allo stato puro - dice il dirigente Digos di Torino, Giuseppe Petronzi - Questi non si presentano per manifestare un'idea. Arrivano travisati ed attrezzati per commettere atti criminali». Non si tratta più soltanto di gente del posto. Molti sono stranieri che «benché appartenenti ad ideologie e movimenti diversi, sono ben disposti a dare una mano quando è il momento di confliggere». Dunque conclude Petronzi, «di fronte a questo crescendo di violenza stiamo modulando la nostra strategia operativa». La Val di Susa, denuncia il segretario generale provinciale del sindacato di polizia Siap, Pietro Di Lorenzo, «è considerata la palestra per i violenti di tutta Europa che si sono dati pubblico appuntamento, presentandosi armati di molotov, razzi e bombe carta intenzionati a fare del male e tutto ciò in Italia viene permesso da due anni». Una denuncia pesante contro la politica quella di Di Lorenzo, che chiede «perché lo Stato sperpera una somma di denaro enorme per difendere un cantiere minacciato da una manciata di violenti senza prendere decisione drastiche per fermarli». Duro anche Silvio Viale, presidente dei Radicali e consigliere comunale a Torino. Per Viale i guerriglieri anti Tav «cercano il morto per bloccare il cantiere ad ogni costo». Sette dei 9 fermati sono stati arrestati. Due appartengono all'area anarchica: Luke Molina di Trento, 23 anni, e Marcello Botte, 24, di Potenza. Tra gli antagonisti il figlio di un magistrato piemontese, Edoardo Ennio Donato, 29 anni; Matthias Moretti, 27, e Piero Rossi, 56, di Roma. L'arresto dei romani ha scatenato la protesta dei centri sociali della capitale che ieri hanno bloccato piazzale Tiburtino con un sit-in.

I militanti No Tav non mollano. Accusano le forze dell'ordine di aver alzato il tiro e parlano di «trappola». Denunciano 63 feriti tra loro, un'attivista pisana accusa i poliziotti di averla palpeggiata e malmenata. Ma soprattutto nel mirino finiscono due magistrati, accusati di essere stati presenti durante la notte degli scontri nel cantiere. Magistrati che hanno ricevuto minacce via web. Sono Antonio Rinaudo e Andrea Padalino che hanno preso in mano i fascicoli sui No Tav.

Sui social network corrono commenti sulla «magistratura embedded» che farebbe parte di un «disegno repressivo ben congegnato». E oggi un gruppo di amministratori della valle vicini ai No Tav proveranno a violare la «zona rossa» intorno al cantiere di Chiomonte.

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