Ennesima bolla di sapone sulle presunte nefandezze, montate ad arte, contro il generale Roberto Vannacci quando era addetto militare a Mosca. Allora pesantemente strombazzate da Corriere della sera e gran parte della stampa.
«Nessuna responsabilità amministrativa, per dolo o colpa grave» salta fuori dall'inchiesta avviata dallo Stato Maggiore della Difesa. Un’altra «vittoria» legale e simbolica dell’ europarlamentare leghista, oramai politico polemico a tempo pieno, con un bottino di mezzo milioni di voti.
«Sono grato che la verità sia emersa e che la mia integrità sia confermata - ha dichiarato a caldo Vannacci - Ho sempre agito nel massimo rispetto delle leggi e con il solo intento di rappresentare al meglio il nostro Paese».
Il suo legale, Giorgio Carta, ha reso noto la pietra tombale sul caso controfirmata dalla stessa Difesa. La vicenda risale al 2022, anno dell’invasione dell’Ucraina, quando Vannacci era a capo della delicata addettanza militare italiana nella Federazione russa.
Gli «addebiti», forse montati un po’ ad hoc dopo lo scoppio del caso Vannacci, riguardavano l’impiego dell'auto di servizio e di risorse previste per l'organizzazione di eventi e promozione del sistema Italia. Per di più i media anti generale avevano parlato di peculato e inchiesta della Procura, «notizie completamente infondate» sottolinea il legale.
Il 22 dicembre 2023 il II reparto Smd aveva informato la Procura regionale della Corte dei conti sulle presunte malversazioni. «Il Mondo al contrario», best seller di Vannacci, che solleva ancora oggi una valanga di polemiche, era uscito da agosto e veleggiava verso le 250mila copie. Sul primo momento sembrava una mazzata, ma il 26 luglio «il Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa ha concluso l'inchiesta amministrativa a suo tempo condotta nei confronti del generale Vannacci». L’esito non lascia dubbi: «Non sussistenza di alcun tipo di responsabilità amministrativa, per dolo o colpa grave”». L’ufficiale inquirente, che ha preparato la relazione finale, ammiraglio di divisione Stefano Barbieri, entra nei dettagli spiegando che «l’utilizzo dell’autoveicolo Bmw (in uso all’addettanza di Mosca)» non è stato «difforme alle disposizioni dello Stato maggiore della Difesa (pari a 8.904.000 euro)». E sul secondo caso contestato stessa «insussistenza». Nel decreto «di scarico» si legge che era tutto regolare «in merito al ricorso al fondo Promozione Italia utilizzato in occasione di un evento conviviale tenutosi presso l’alloggio privato del’Addetto militare in data 23 maggio 2022 (spesa di 2885,50 euro) per un importo totale di 11789,50».
L’ «assoluzione» interna di Vannacci viene trasmessa «alla competente Procura Regionale per la Sezione giurisdizionale per il Lazio della Corte dei Conti», che non aveva mai notificato al generale alcun procedimento.
L’ennesima bolla di sapone si è sgonfiata, come altre precedenti a cominciare dall’archiviazione della querela di Paolo Egonu per la famosa frase sui suoi tratti somatici e l’italianità del Mondo al contrario. Anche il procedimento «di istigazione all’odio razziale» della giustizia militare è finito in nulla.
Vannacci, che continua a non volersi congedare, nonostante la sua nuova vita da politico, deve risolvere ancora una piccola tegola. L’accusa di truffa militare limitata ai rimborsi relativi alla presenza della moglie in Russia. «Abbiamo depositato un po’ di atti spiega il legale - e siamo fiduciosi che non si arrivi al procedimento giudiziario».
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