Vendola: "Sono stato comunista, basta menzogne"

Il leader di Sel strizza l'occhio ai socialisti riuniti a congresso: "Non è più possibile usare le menzogne a fin di bene, aspettando il sol dell’avvenire"

Vendola: "Sono stato comunista, basta menzogne"

Nel giorno in cui i socialisti celebrano il loro congresso, il terzo del rinato Psi, a raccogliere gli applausi è un "ex" comunista. Nichi Vendola sceglie l'assise socialista di Venezia per fare un personale esame di coscienza: "Basta con i feticci. Per me che sono stato comunista dico che non è più possibile usare le menzogne a fin di bene, aspettando il sol dell’avvenire". Il leader di Sel, che per il suo partito ha chiesto l'adesione al Pse, estende il suo ragionamento anche all’Europa e al socialismo: "Dico no alla parabola guerrafondaia di Hollande. Trovo assurdo che sia il Papa, e non la sinistra, a criticare il liberismo. Io voglio portare in Europa un riformismo audace".

Rassicurato dagli applausi ricevuti Vendola si toglie un sassolino dalla scarpa. Ma lo fa rischiando un incidente diplomatico: rimprovera il Psi per avere tolto dal proprio simbolo la falce e il martello (la decisione fu presa da Bettino Craxi, negli anni Ottanta). Vendola sembra rinfacciare quella scelta: "Lo faceste - dice sicuro di sé - per intercettare il ceto medio e la borghesia. Ma oggi la crisi e l’impoverimento stanno facendo saltare i corpi intermedi della società. In Italia c’è un milione di bambini che vivono nella povertà assoluta". Poi va avanti nella sua analisi: "Noi possiamo sconfiggere il populismo se non ci chiudiamo nei palazzi. La sinistra deve intrecciare il lavoro e la libertà. Il riformismo non è resa. Il riformismo sono Di Vittorio e Di Vagno". Cita, non a caso, due politici pugliesi di estrazione socialista.

Il leader di Sel fa sapere che prima di Natale incontrerà Martin Schulz, il candidato del Pse alla Commissione Ue. Il percorso di avvicinamento ai socialisti, dunque, è avviato. Poi gli scappa una frase da cui si evince che non è del tutto convinto: "Il socialismo europeo - dice - non è il mio approdo ideale. Mi interessa portare nel socialismo europeo un riformismo audace, di cui in Europa c’è molta carenza. La crescita dei neonazisti in tutta Europa è un termometro che misura la febbre di una società impaurita e impoverita. Bisogna dire no alla subalternità al liberismo, o la politica affronta i temi sociali oppure i veleni penetreranno nel corpo europeo". Insomma, vuol salire sul treno Pse solo per convenienza. E proprio per questo rimprovera ai socialisti di aver tolto falce e martello dal loro simbolo negli anni Ottanta. Gli anni di Craxi e del riformsimo socialista.

Nel suo discorso Vendola sottolinea che si è parlato della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore quando, invece, il vero problema è che il Paese "è malato di berlusconismo nelle viscere". E invoca la fine degli stereotipi e l’avvio di una fase di trasparenza nei confronti del Paese: "Basta coi feticci". E recita il già citato mea culpa: "Per me che sono stato comunista dico che non è più possibile usare le menzogne a fin di bene aspettando il Sol dell’avvenire".

"L’idea che l’ombra di Giovanardi o Formigoni possa ancora rendere timida e balbettante la sinistra sul terreno dei diritti di libertà, penso sia inaccettabile", prosegue il leader di Sel. Che fa sapere di aver plaudito all’apertura di Pippo Civati sui matrimoni omosessuali durante il confronto tv con gli altri candidati alle primarie del Pd.

Riccardo Nencini, segretario del Psi, dopo il pubblico esame di coscienza di Vendola prende la parola per ringraziare il governatore della Puglia: "Oggi Nichi ha messo in discussione la sua storia personale. Lo ha fatto con noi ed è una bella giornata". In un articolo di ieri sull'Unità Nencini diceva di voler creare una lista, alle prossime elezioni europee di maggio, che si richiami al Pse e "tenga dentro i grandi partiti della sinistra riformista italiana: Psi, Pd e Sel. La sinistra che sta, o che deve entrare nel Pse, ha il dovere di prevenire l’azione del centrodestra e di ragionare in una prospettiva di unità". E guardando alla politica nazionale propone un osservatorio parlamentare con Pd, Sel e Scelta Civica che "dovrebbe affrontare preventivamente le grandi questioni prima di portarle in aula.

È anche un modo - osserva - per coinvolgere il partito di Vendola nelle decisioni che riguardano l’assetto di governo dell’Italia". Ma non sarà un po' troppo, per Vendola, dover andare a braccetto anche con Monti?

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