Ormai la mia storia è lontana nel tempo, risale al 1972, avevo 21 anni. Eravamo in piena campagna elettorale per le elezioni nazionali, mio padre era uno scomodo deputato DC uscente. Ero tornato in Sicilia da Milano dove studiavo all'Università Cattolica proprio per dare una mano a mio padre per la campagna elettorale.Quella domenica 23 aprile passeggiavo con la mia ragazza, poi divenuta mia moglie, al centro di Palermo. Arrivo nei pressi del Teatro Massimo e mi soffermo interdetto, davanti ad un comizio di un gruppetto di estrema sinistra (Servire il popolo) che si presentava alle elezioni pur invocando la canna del fucile. Quel comizio seguito da uno sparuto numero di militanti era ormai alla fine quando scoppia un tafferuglio, il tempo di rendermene conto che due carabinieri mi abbrancano e mi mettono su una camionetta. Vengo portato in questura e trasferito in manette all'Ucciardone in compagnia di altri sconosciuti ragazzi.
Anche se impaurito e sorpreso contavo che in poche ore si chiarisse l'equivoco. Invece dopo 23 giorni di isolamento vengo interrogato dal giudice istruttore che mi imputa reati gravi da Corte d'Assise.
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