Volevano ucciderlo e cancellare le sue idee. Lo hanno reso immortale

Lui è già diventato un simbolo e ad averne bisogno siamo più noi che oggi fatichiamo anche a immaginare un impegno nella politica senza compromessi e secondi fini

Volevano ucciderlo e cancellare le sue idee. Lo hanno reso immortale
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Volevano ucciderlo e con lui cancellare le sue idee. E, invece, lo hanno reso immortale. Per questo oggi non diciamo «cinquant'anni senza Sergio Ramelli», perché lui non è mai stato così presente. Il sindaco Giuseppe Sala deciderà con la sua coscienza se andare ancora una volta alla commemorazione istituzionale ai giardini a lui dedicati dalla giunta Albertini senza fascia, come ha fatto in tutti questi anni, o invece metterla in omaggio a un ragazzo che amava la politica e per questo ha sacrificato la vita. Il consiglio comunale e la burocrazia decideranno se finalmente intitolargli un via, come stanno facendo molte città d'Italia, o continuare a tenersi via Crema, via Vicenza e roba simile. Sarebbero gesti importanti per una comunità in grado di separare il grano dal loglio, ma vien da dire che quel ragazzo dai capelli lunghi non ne ha poi così bisogno. Perché lui è già diventato un simbolo e ad averne bisogno siamo più noi che oggi fatichiamo anche a immaginare un impegno nella politica senza compromessi e secondi fini. Così come stiamo dimenticando che c'è stato un tempo in cui in nome dell'«antifascismo militante» si è impedito a tanti ragazzi di frequentare scuole dove i professori invece di difenderli si schieravano con i loro aggressori. Un orrore ancor più inaccettabile, perché perpetrato in quello che dovrebbe essere un luogo sacro.

Comportamenti che allora furono tragedia, ma che oggi con la scusa del governo Meloni si vedono rispuntare. In farsa, verrebbe da dire, se non fosse che con troppi cattivi maestri in giro, la tragedia è sempre in agguato.

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