Zeffirelli docet: "È solo invidia. Non saranno mai grandi come noi"

Il regista difende la sua Firenze: "Qui senti e vedi cose che non esistono da nessun'altra parte. E anche se la mia città ha dei difetti, te li fa dimenticare tutti"

Difende con veemenza la sua Firenze, il maestro Franco Zeffirelli, tanto più se ad attaccarla sono i francesi, tanto più se l'affondo arriva dalle pagine dello snobbissimo Le Figaro. Perché dimenticano, o vogliono dimenticare, i francesi, che «Parigi è stata fatta con ciò che è stato rubato all'Italia». Sorride e s'infuria per questo inferiority complex che spinge ormai da secoli i cugini d'Oltralpe ad essere molto più arroganti di certi addetti ai musei fiorentini. Una «mascalzonata» la definisce il maestro quest'aggressione cartacea, al cuore del Belpaese e di tutto ciò che rappresenta nel mondo. Zeffirelli a Firenze è nato nel 1923 e la ama ancora come il primo giorno. Sono impastati loro due: Firenze è Zeffirelli e Zeffirelli è Firenze. L'infanzia tribolata, l'Accademia di Belle Arti e poi l'inizio di quello che avrebbe finito col diventare: regista, sceneggiatore, politico. Tutto ha il sapore di Firenze.

«Perché qui senti e vedi cose che non esistono da nessun'altra parte. E anche se la mia città ha dei difetti, te li fa dimenticare tutti».

Oggi che a puntare il dito sulla «sua bella» arrivano i francesi (contestano le lunghe file davanti ai monumenti, i biglietti troppo cari, i negozianti disonesti e il personale addetto alla cura dei musei, maleducato), lui riconduce tutto alla sola invidia. «Hanno la puzza sotto il naso, ma altro non è se non risentimento nei confronti di una superiorità antica di secoli.

È la grandiosità di Firenze a infastidirli, il fatto di non riuscire ad eguagliare quel suo modo di starsene placida e di lasciarsi ammirare. Perché altro non deve fare, inarrivabile com'è da sempre. È un bellissimo respiro, Firenze». VB

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