Intervista al questore Indolfi: "Ultrà, no global? E' peggio il mio beagle"

Le manifestazioni e l’ordine pubblico, il questore si confessa: "Vi spiego perché gestire la piazza non è una scienza esatta. I reati sono calati, anche le rapine. Salgono solo le truffe". E ironizza "Il mio cane è il più disobbediente, se ne strafrega dei miei ordini"

Intervista al questore 
Indolfi: "Ultrà, no global? 
E' peggio il mio beagle"

Come per i sedili dei piloti di caccia, anche la poltrona del Questore di Milano è eiettabile. Basta poco. Basta un piccolo errore. Basta ti si metta contro qualcuno che può, che vuole il tuo allontanamento e il gioco è fatto. Ti trovi trasferito a Caltanisetta, Forlinpopoli, Centocelle. Non è il caso di Vincenzo Indolfi, Questore di Milano dal 2006, salvatosi in corner dagli strali della Moratti furiosa, che in occasione dell’ormai famoso 25 aprile, quando la contestarono brutalmente, se la prese il un primo momento proprio con Indolfi accusandolo di aver lasciato troppi «buchi» nella sicurezza.
Tutto dimenticato dottor Indolfi? Pace fatta?
«Certo. L’importante in questi casi è parlarne a quattr’occhi nella sede adatta. Non si discute di questi problemi attraverso i giornali che alla fine enfatizzano tutto e a volte rendono più difficile il chiarimento. Io mi sono incontrato con la Moratti, le ho spiegato il mio operato, le ho ricordato che le avevo messo intorno quaranta persone a proteggerla e le ho sottolineato il fatto che molte cose sono prevedibili, quando ci sono i raduni di piazza, altre no. Posso immaginare quello che qualche facinoroso potrebbe fare, mio compito è assicurarmi che non girino armi, che i più scalmanati siano tenuti sotto controllo, che non si avvicinino troppo all’eventuale obbiettivo, ma quello che hanno nella testa non lo posso immaginare. Se qualcuno lancia improvvisamente un insulto non posso prevederlo. Pensi a cosa è successo al Papa in pieno Vaticano, quando quella ragazza gli si buttò addosso all’improvviso facendolo cadere a terra. Era prevedibile?»
Mi sembra comunque che la Moratti abbia poi fatto marcia indietro dicendo che aveva fatto il suo dovere.
«Si. Ma è stata una retromarcia un po’ troppo repentina. Un giorno sono da cacciare, il giorno dopo mi si rende merito».
Ho l’impressione che se lei dovesse gridare viva il sindaco, ci penserebbe due volte.
«Ma non è vero. È indubbiamente una donna in gamba, ha fatto delle buone cose, si è aggiudicata l’Expo, che non è poco, poi ci sono momenti in cui si discute, ma è tutto nella norma. Milano è una città difficile da gestire, tutti siamo messi a dura prova, ogni giorno c’è un problema da affrontare, da risolvere».
Il problema è l’ordine pubblico, la sicurezza. C’è paura in giro, ci sono donne che preferiscono non uscire la sera se non hanno qualcuno che le accompagni. Poi si leggono i resoconti annuali della polizia e sembra che tutto sia in ordine, diminuiti i crimini, gli stupri, le rapine. Insomma Bengodi e non Milano.
«Ma i dati che abbiamo fornito sono indiscutibili. Nel biennio 2008-2010 i reati in generale sono diminuiti del 48%, le rapine del 26,5% e in particolare quelle alle farmacie del 31%. In forte calo anche le violenze sessuali, che sono passate da 80 nel primo trimestre 2009 a 54 nel primo trimestre 2010. Purtroppo invece c’è una recrudescenza nelle truffe agli anziani, per questo si pensa a una nuova campagna di informazione per i cittadini».
E adesso parliamo degli extracomunitari. Lei è per imbarcarli e rimandarli a casa, se sono senza permesso di soggiorno, o per chiudere un occhio?
«Io non chiudo mai un occhio, anzi li apro tutti e due. Penso che aver regolamentato gli arrivi sia stato un bene, nel 2009 gli extracomunitari regolarmente soggiornanti in città sono aumentati del 17%, quindi siamo di fronte a una evidente tendenza alla legalizzazione, questo favorisce l’inserimento nel tessuto sociale e una maggiore tranquillità per i cittadini».
Il problema però, caro questore è che i cittadini non sono tranquilli per niente. Saranno anche diminuiti gli stupri, ma quelli che avvengono fanno rabbrividire la gente e si ha l'impressione che ce ne sia uno al giorno e non si faccia nulla per fermarli. Quando poi li prendete e li mandate in galera, spesso escono a stretto giro di posta.
«Sul fatto che escano a stretto giro di posta, non è un mio problema, dovete rivolgervi ad altri, ma penso che tutto si svolga nel rispetto della legge che magari il comune cittadino non conosce a fondo. Se teniamo conto che comunque sono diminuiti, vuol dire che qualcosa è stato fatto e si farà sempre di più. Ci sono poi dei preconcetti su Milano, si dice che è la città più pericolosa d’Italia, ma allora Roma e Napoli, che è anche la mia città?».
Un fenomeno che sembra un po' diminuito è quello della prostituzione. Si vedono meno donne mezze nude che adescano per strada sotto gli occhi di tutti. Non pensa che far pagare le tasse anche a queste signore possa far diminuire il «volontariato»? In fondo usufruiscono di tutti i servizi che abbiamo noi, senza pagare una lira.
«Diciamo intanto che il fenomeno che va per la maggiore in questo momento è quello dei trans. La prostituzione, soprattutto quella da strada è diminuita grazie anche alle multe e ai controlli. Far pagare le tasse vorrebbe dire legalizzare il loro mestiere e dobbiamo metterci d’accordo se è quello che vogliamo. Piuttosto per toglierle definitivamente dalle strade si potrebbe contenerle in zone prestabilite e controllate, si eliminerebbero anche molti problemi».
Ma si può fare di più per l'ordine pubblico in generale?
«Certo, e cosa crede che stiamo facendo? Ma bisogna tenere conto che l’ordine pubblico non è una scienza esatta, come ho spiegato ha fattori del tutto imprevedibili, quando si radunano 50mila persone in una piazza come fa a sapere se uno di questi ha un sasso in tasca e in tende lanciarlo? O una pistola e intende sparare? Quindi o passiamo tutti al metaldetector, facciamo dei controlli persona per persona, con le reazioni che potete immaginare, o ci si affida ai meccanismi che si sono messi in atto per prevenire tutto ciò e si spera che ci aiuti la fortuna. Certo che a volte mi tocca prendere decisioni impopolari, come quella di sabato di vietare il corteo di Forza Nuova, ma coincideva con la massa di gente che si radunava nelle piazze per la finale della Champions e con il controraduno dei no global. Se avessi detto sì a tutti avrei avuto bisogno di un esercito per tenere Milano sotto controllo».
Come si disintossica da tutto questo dottor Indolfi? Legge, fa dello sport, gioca a carte.
«Mi scusi se rido, ma non ho tempo per niente di tutto questo. A volte rientro la sera così stanco, o così tardi che mi resta il fiato solo per leggere qualche pagina dei miei libri di storia.

Quattro parole con mia moglie che mi bacchetta per le mie assenze, e per finire, a volte quasi a notte, mi tocca portar giù il cane, un beagle di una disubbidienza leggendaria, che se ne strafrega dei miei ordini e mi porta in giro dove vuole».

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