
Un clima tra la connivenza e l'intimidazione, dove carabinieri assai noti sfruttavano i loro rapporti con la magistratura e la politica per fare i propri interessi. Questo era il contesto a Pavia, secondo le testimonianze raccolte dalla Procura della Repubblica nell'indagine - venuta allo scoperto con gli arresti del novembre scorso - di cui ora i pm guidati da Fabio Napoleone tirano le fila, chiedendo il giudizio immediato per due militari dell'Arma molto conosciuti in città: il capitano Maurizio Pappalardo e il maresciallo Antonio Scoppetta. Il primo comandava il nucleo informativo, il secondo era presenza fissa in Procura, nella sezione di polizia giudiziaria. Sono accusati di corruzione, induzione indebita e peculato. Secondo quanto emerso, Scoppetta in Procura riusciva a fare sì che il procuratore dell'epoca, Mario Venditti, assegnasse al suo ufficio le pratiche che lui e Pappalardo volevano indirizzare per aiutare i loro referenti economici e politici.
È il nucleo originale dell'inchiesta che ha portato poi la Procura pavese a indagare anche sull'ex procuratore Venditti, oggi presidente del casinò di Campione d'Italia, il cui nome è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Brescia, dove il nuovo fascicolo è approdato per competenza funzionale.
Il nome di Venditti (che ha reagito alla notizia pubblicata dal Giornale annunciando querele per calunnia) appare anche in relazione a uno dei capi d'accusa per cui la Procura di Pavia chiede il giudizio immediato. Si tratta della villa di proprietà dell'imprenditore Carlo Boiocchi, che il maresciallo Scoppetta ottenne di comprare a metà del prezzo reale. Boiocchi, che ha scelto di collaborare con la Procura e ha reso ampi interrogatori, sostiene di avere ceduto alle pretese di Scoppetta per i legami che il maresciallo vantava con il procuratore Venditti e con l'ex europarlamentare leghista Angelo Ciocca.
Scoppetta inoltre avrebbe garantito a Boiocchi di addomesticare i controlli dell'Ispettorato del Lavoro nelle sue aziende grazie ai contatti con un altro carabiniere, Daniele Ziri.
Pappalardo, Scoppetta e Ziri sono indagati anche in un altro filone dove si ipotizza che siano stati simulati controlli in una serie di ristoranti cittadini in cambio di vantaggi economici e pranzi gratis.Nello stralcio trasmesso alla Procura di Brescia sarebbero invece emersi reati collegati alla gestione delle spese di giustizia da parte della Procura di Pavia, compresi i fondi per le intercettazioni telefoniche.
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