Caro direttore,
ti scrivo in merito all’articolo pubblicato ieri dal tuo giornale per alcune opportune precisazioni.
Innanzitutto è improprio parlare di «amicizia tra il politico e il trans». Ho visto Manila Gorio due volte in vita mia, la prima per tre minuti al termine di un comizio in Puglia quando dinanzi a centinaia di persone mi intervistò per la televisione per cui lavora come giornalista (ebbene sì, Manila Gorio è iscritta all'Ordine dei giornalisti proprio come me e te); la seconda a Roma per parlare di una trasmissione giornalistica da lei condotta. Anche il secondo incontro durò non più di cinque minuti e fu per me una formalità, per cui non ci fu altra occasione di incontro.
Pertanto non posso essere io il protagonista di alcuna foto imbarazzante od oggetto di un ricatto che non c’è mai stato. Eventuali immagini dei due brevi colloqui sarebbero in pubblico e senza alcuna pruderie. Semplice intervista o semplice colloquio tra una giornalista e un politico notoriamente non affetto da omofobia e transfobia.
Lo stesso non posso essere io il politico che ha avuto una relazione con la Gorio e di cui la stessa dice di non voler rivelare il nome. Questa notizia la giornalista trans l’ha data alla stampa il 5 novembre 2009 - come è facile riscontrare da una banale ricerca sul web - mentre l’intervista in cui mi ha visto la prima volta è in occasione delle ultime amministrative, precisamente lunedì 9 maggio 2011.
*Italo Bocchino, vicepresidente Futuro e Libertà
Una nostra precisazione: l’ordine dei giornalisti della Puglia sostiene che Manila Gorio «non è iscritta all’Ordine né in Puglia né in altri albi».
Non è quindi una giornalista, contrariamente a noi che cerchiamo notizie ogni giorno e quando le abbiamo le pubblichiamo, come con la casa di Montecarlo che Bocchino continua a chiamare dossier (l’ha fatto a lungo anche domenica sera su Raitre). È male informato e per uno che ricorda di essere iscritto all’Ordine dei giornalisti non è una bella figura.
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