«Io rovino gli italiani? Non ci posso credere»

da Milano

«Oh santo cielo! Ci sono rimasto male: io, che sono cattolicissimo, sposato da 45 anni con la stessa donna, che ho pure parlato a Valencia davanti al Papa come testimonial della sacralità della famiglia, adesso vengo accusato dal Vaticano di volerla disfare. Non ci posso credere: speravo in un’udienza con il Pontefice, ora non mi chiameranno più...»
Lino Banfi, il nonno d’Italia, è quasi intontito per la tirata d’orecchie dell’Osservatore Romano. «L’ex comico - dice il giornale della Santa sede - prima si impone come eroe di una esemplare famiglia italiana, poi captato il consenso tra i meno provveduti, fa passare un preciso messaggio sui diritti degli omosessuali». Nella quinta serie di Un medico in famiglia (in onda dal 15 marzo su Raiuno), Oscar (interpretato da Paolo Sassanelli), vicino di casa e amico di nonno Libero-Banfi, intreccia una relazione sentimentale con il collega medico pediatra Max. Oscar ha una figlia piccola (non convivente) che conosce il compagno del padre, come amico, non come fidanzato.
Banfi, è contro questa parte della sceneggiatura che si schiera l’Osservatore Romano in quanto «fa passare il messaggio che si possa affidare alle coppie omosessuali l’educazione dei bambini».
«E allora io che c’entro? Oscar, nella fiction, non fa parte del mio nucleo familiare...»
Be’, però, lei è il personaggio simbolo della saga...
«E, allora, se nel prossimo film interpreterò un serial killer, mi si accuserà di essere un delinquente? Anzi, voglio proprio fare una serie in cui ammazzo un sacco di gente..»
Comunque, secondo l’organo della Santa sede non si dovrebbe trattare così questo tema su RaiUno...
«E perché no? L’argomento viene affrontato con la massima delicatezza, non ci sono effusioni di nessun tipo. E poi la relazione tra i due medici resta sullo sfondo: i due non vivono insieme e la bambina non viene educata dall’amico di Oscar, che, come il nostro pubblico sa bene, non cambia personaggio: è gay dalla prima serie, anche se è la prima volta che gli si fa vivere una relazione. Comunque, io penso che la nostra società stia cambiando a velocità supersonica e che la televisione pubblica ne debba tener conto. Noi, nel Medico in famiglia abbiamo cercato sempre di far passare un messagio di tolleranza».
Lei è favorevole all’adozione da parte delle coppie gay?
«Assolutamente no. Sono ambasciatore per l’Unicef e seguo la loro idea che non sia un bene per i bambini. Comunque in Italia fanno fatica ad adottare le coppie etero, figuriamoci quelle omosessuali».
Invece cosa pensa dei «Dico»?
«Ben vengano. Ognuno ha diritto di vivere come vuole e di essere protetto nelle sue scelte. Non penso proprio che intacchino la sacralità della famiglia. Vicino a casa mia abitano due vecchietti eterosessuali e ogni giorno mi chiedono quando li approvano, come se io potessi in qualche modo intervenire».


L’Osservatore Romano la mette sulla graticola anche per la fiction Il padre delle spose, dove ha interpretato il ruolo del genitore di una ragazza che va in Spagna per sposarsi con la sua compagna...
«Quel film ha suscitato molte polemiche, ma l’ho voluto e scritto io. Era un semplice messaggio d’amore tra un genitore e un figlio. Questo attacco a nonno Libero, invece, mi sembra francamente inesistente».

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