"Io sono ciò che ascoltate e non copio mai nessuno"

Il cantautore Francesco Gabbani sarà in gara al Festival e poi pubblica il disco "Dalla tua parte". Dopo tour e Arena di Verona

"Io sono ciò che ascoltate e non copio mai nessuno"
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Gabbani bentornato, in che fase è?

«Quella della semplificazione. Cerco la serenità e la serenità è accettazione».

Però sarà in gara a Sanremo, altro che serenità.

«Infatti in queste settimane sono nell'inevitabile frullatore».

L'ansia della prestazione?

«Mi interessa poco il successo effimero. Ormai ho un mio pubblico fedele, spero soprattutto che il brano arrivi a loro».

Il sorriso di Francesco Gabbani è sempre luminoso e il suo accento toscano ravviva ogni concetto. Nonostante il successo, a quasi 43 anni rimane quello di sempre, schietto e trasparente, capace di restare fuori dalla mischia senza risultare anonimo o fintamente ribelle. È un cantautore che segue il proprio percorso ed è pure orgoglioso di sottolineare che preferisce «il sentiero all'autostrada». Insomma, un solitario socievole, un autonomo collettivo. Anche per questo pubblicherà il disco una settimana dopo la fine del Festival, né durante né troppo dopo. E si intitola Dalla tua parte, nonostante nessuno dei brani abbia quel titolo: «È una sorta di trasferimento di responsabilità: come lo vivi tu, caro ascoltatore, quello che io sto cercando di esprimere? Quando le canzoni vengono pubblicate, diventano un po' di tutti, di chi le ascolta e di chi le vive». Lui sarà all'Ariston quasi dieci anni dopo aver vinto a sorpresa con Amen e poi, l'edizione dopo, aver trionfato con Occidentali's Karma, uno dei brani più cantati e uno di quelli che hanno avuto un significato più simbolico, sia per il taglio del testo che per la presenza della cosiddetta «scimmia» di fianco a lui sul palco: «Una scelta che qualcuno ha criticato ma della quale non mi pento». E fa bene, visto che lo stratagemma scenografico è sempre più comune anche sui palchi pop.

Adesso a Sanremo arriva con Viva la vita.

«È la mia riflessione dopo tante inquietudini. Viva la vita! È una celebrazione della semplicità».

Il titolo ricorda uno analogo dei Coldplay.

«Non ci avevo pensato, non conoscevo molto bene il senso di quel brano. A un certo punto è anche venuto il dubbio di cambiare il titolo».

E poi?

«L'ho lasciato uguale. Sono due brani che non c'entrano l'uno con l'altro».

È sempre più difficile dire viva la vita.

«Diciamo che negli ultimi tempi ho letto e apprezzato molto Tiziano Terzani, la sua accettazione della malattia, le parole pacate».

Oggi si mira a enfatizzare, a drammatizzare tutto.

«Il mio augurio è che a Sanremo la canzone venga accettata per quello che vuol significare veramente. Ho paura che ciò non accada, ma ci conto».

Lei è felice?

«No, sono contento, come diceva appunto Terzani. Anche nella musica, cerco di esprimere quello che sono. È vero che, una volta pubblicate, le canzoni sono di chi le ascolta. Ma io le scrivo come se fossero appunti di domande che mi faccio e che poi giro al mio pubblico».

Insomma lavora per sottrazione.

«Vuole che le dica? Ho scritto Amen in uno dei periodi più sereni della mia vita, nonostante all'apparenza potesse non sembrare così».

Perché?

«Mi ero licenziato dal negozio musicale di mio padre, lavoravo e vivevo in campagna. Avevo fatto delle rinunce materiali, non mi potevo più permettere cose che invece prima facevo senza problemi. Eppure è stato uno dei periodi più sereni della mia vita, almeno finora».

Dopo lei ha vinto due Festival, si è giocato l'Eurovision, ha lanciato tormentoni e riempito concerti: è difficile pensare che non sia stato felice.

«Ma di certo non rinnego il successo, non lo penso e sarebbe pure stupido farlo. Credo fortemente di essere un privilegiato. E sono un privilegiato anche a poter raccontare i miei stati d'animo a chi vuole ascoltarli».

Dalla tua parte.

«Il disco raccoglie canzoni che ho scritto negli ultimi due anni e nelle quali credo fino in fondo visto l'impegno e la passione che ci ho messo. Resto dell'idea che scrivere canzoni sia una cosa seria».

Anche i concerti lo sono.

«Ho iniziato il tour al Forum di Assago prima di Natale e tornerò sul palco dalla metà di marzo dal Mandela Forum di Firenze fino al Palapartenope di Napoli a inizio dicembre. Il primo ottobre sarò all'Arena di Verona».

Il segreto del suo successo?

«Mah forse è che non voglio lanciare tendenze e non ho mai copiato nessuno».

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