Garmisch PartenkirchenNon più Inner, ma Winner. Non più il ragazzo guascone che vola sempre alto, ma l'uomo emozionato capace di godersi con un sorriso ogni attimo della giornata che forse gli cambierà la vita. Campione del mondo di superG. La prima vittoria italiana della stagione non poteva arrivare in un momento migliore. Inner the Winner, il vincitore, ha messo in fila tutti con una gara capolavoro, chi non ha mai messo ai piedi un paio di sci forse non può capire quanto sia difficile scendere a quasi cento all'ora su un muro ripido, buio e ghiacciato stando dentro un tracciato. Hannes Reichelt e Ivica Kostelic, ieri sul podio assieme a Christof Innerhofer, hanno definito questa gara «la più difficile della mia carriera» e «al limite delle capacità umane». Kostelic ha usato toni e parole pesanti, con un atteggiamento aggressivo davvero sgradevole per uno che dopo aver vinto tanto dovrebbe saper accettare una sconfitta che per lui in realtà dovrebbe essere una vittoria, visto che mai in superG aveva preso medaglie. Il croato, che diserterà supercombinata e discesa, ha addirittura detto di essere più felice per aver portato a casa la pelle che per la medaglia di bronzo.
«Io invece mi sono divertito!» ride Innerhofer, e c'è da credergli, visto che mentre i rivali arrancavano, rischiavano, sbagliavano e si fermavano per disperazione, lui pennellava curve e salti, accarezzava dossi e ghiaccio con una sicurezza impressionante. Christof è fra gli atleti più meticolosi del circuito, la sua lentezza in ricognizione è proverbiale, solo Hermann Maier, al quale in passato ha rubato molti trucchi, era ai suoi livelli. Anche ieri Inner ha tirato in lungo lo studio della pista e ha chiuso 30" prima del limite squalifica, ma la linea pensata per il passaggio più difficile della gara, una curva verso destra su un dosso, non era quella giusta. Ci sono volute la follia di Bode Miller, numero 11, e la bravura di Hannes Reichelt, 12, per far capire ai tecnici dove si doveva passare per non farsi sbalzare via. Le radio si sono scatenate, anche quelle italiane, con Claudio Ravetto che ha praticamente costretto Innerhofer a guardare la televisione piazzata in zona partenza per capire dove e come andava impostata quella curva fondamentale. Ma ieri Inner ha vinto ovunque, è stato perfetto, il più veloce da cima a fondo, solo Bode Miller, davanti per 3/100 all'ultimo intermedio ma rialzatosi dopo l'ennesimo errore, avrebbe potuto batterlo. «Ho affrontato la gara deciso come mai, dovevo farlo, dopo l'ultimo superG di coppa Ravetto mi ha fatto un bel cicchetto, basta piazzamenti mi ha detto, ai Mondiali contano solo le medaglie, dimostra quello che vali. Mi ha spinto ad attaccare, a rischiare, io spesso sono troppo preciso e in gara non do il 100%, ma le medaglie sono solo tre, per prenderle bisogna dare qualcosa in più. Se contassero prove e allenamenti sul podio ci sarei già salito tantissime volte, ora però voglio dimostrare che questa vittoria non è stata un caso».
Per lui è la prima in superG, in coppa aveva vinto una volta, in discesa, a Bormio nel 2008, nella sua prima stagione ad altissimo livello, «quando feci tre podi in tre specialità diverse, mi veniva tutto facile e non mi rendevo conto del perché». Quando ha cominciato a voler capire il perché e a volere di più, è arrivata la crisi: nella scorsa stagione l'unico sprazzo della sua rinomata bravura tecnica Inner l'ha mostrato all'Olimpiade, 6° posto in superG a pochi centesimi dal podio. «Lo scorso inverno è stato durissimo anche per i problemi fisici (culminati con l'operazione in primavera per un'ernia inguinale, ndr), ma mi ha fatto crescere e capire molte cose, ad esempio che anche il riposo fa parte dell'allenamento e che nello sport bisogna godersi di più i momenti belli, rari ma intensi». Molto intensi, se è vero, com'è vero, che Gianluca Rulfi, il prezioso tecnico responsabile dei velocisti azzurri, ieri si è dovuto asciugare le lacrime quando il suo atleta è salito sul podio.
Il Mondiale continua, e l'impressione è che ora, per i nostri, sarà tutto in discesa.
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