Milano - L’imprenditoria cinese in Italia non sente la crisi. Alla fine del 2010 il numero di imprenditori cinesi ha superato la soglia delle 54mila unità. Rispetto al 2009, la crescita è stata dell’8,5%. Gli imprenditori italiani, sempre in questo ultimo anno di crisi, sono diminuiti dello 0,4%. Lo rileva uno studio della Cgia, l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese. Le aziende italiane guidate da imprenditori cinesi stanno crescendo in maniera esponenziale: tra il 2002 e il 2010 la loro presenza nella nostra penisola è cresciuta del 150,7%. "Pur riconoscendo che gli imprenditori cinesi hanno alle spalle una storia millenaria di successo, in particolar modo nel commercio e nella lavorazione dei prodotti tessili - dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - la loro forte concentrazione in alcune aree del paese sta creando non pochi problemi. Spesso queste attività si sviluppano eludendo gli obblighi fiscali e contributivi, le norme in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e senza nessun rispetto dei più elementari diritti dei lavoratori occupati in queste realtà aziendali". Secondo la Cgia "questa forma di dumping economico ha messo fuori mercato intere filiere produttive e commerciali di casa nostra. Tuttavia è giusto sottolineare - conclude Bortolussi - che anche gli imprenditori italiani non sono immuni da responsabilità. In molte circostanze, coloro che forniscono il lavoro a questi laboratori cinesi sono committenti italiani che fanno produrre parti delle loro lavorazioni con costi molto contenuti.
Se queste imprese committenti si rivolgessero a dei subfornitori italiani, questa forte riduzione dei costi di produzione non sarebbe possibile". Il maggior numero di imprenditori cinesi si trova in Lombardia (10.998). Seguono i colleghi che lavorano in Toscana (10.503) e quelli che hanno scelto il Veneto come regione in cui avviare l`impresa (6.343).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.