No, non è un semplice e naturale cambio della guardia tra due ct, uno (Lippi) che torna da un mondiale disastroso, l’altro (Prandelli) che s’imbarca per un’avventura molto più complicata del previsto. No, qui c’è dell’altro, molto altro ancora e sarebbe un clamoroso errore fermarsi all’apparenza. Perché con la conferenza-stampa di oggi pomeriggio a Roma, nella sala-stampa dell’Olimpico, la presentazione di Cesare Prandelli segnala un radicale cambiamento rispetto alle precedenti abitudini. Marcello Lippi, in tandem con Vladovich, segretario della Nazionale, aveva di fatto costituito una sorta di enclave azzurro, inaccessibile: al ct e al funzionario rispondevano direttamente, calciatori, collaboratori, dirigenti e allenatori dei club. La federcalcio è rimasta per due anni nell’angolino: questione di personalità, forte, molto forte quella del viareggino, ma questione anche di risultati, proveniva dalla notte di Berlino Marcellone ribattezzato «Macello» dopo il flop in Sudafrica.
I provvedimenti che testimoniano il cambio di registro e il ritorno del club Italia sotto il controllo, politico, della federcalcio, sono due: 1) la nomina di Demetrio Albertini, vice-presidente federale a responsabile numero uno del club Italia, delega piena, promessa ai tempi della rielezione di Abete; 2) l’obbligo, per Prandelli e il suo staff, di risiedere non più a Coverciano, dove si svolgeranno raduni e stage, ma nell’ufficio di via Allegri appositamente attrezzato. Il giovanissimo tecnico bresciano, dal suo canto, ha ricevuto da Abete il via libera per farsi scortare anche in azzurro dal quartetto di collaboratori storici: Pin sarà il vice, Venturati e Casellato gli assistenti, Di Palma l’allenatore dei portieri, presentato in federcalcio come «il primo allenatore di Buffon a Parma» e quindi in sintonia assoluta con il portierone della Nazionale. Tutti e quattro hanno siglato ieri i rispettivi accordi economici: lo staff di Lippi (Pezzotti, Peruzzi, e Bordon) sarà riciclato mentre Gaudino, il preparatore, già in quota alla Juve, tornerà alla casa madre torinese.
Nel primo giorno da Ct, Prandelli e Abete hanno parlato di programmi immediati (la prima amichevole è fissata per martedì 10 agosto, a Londra, contro la Costa d’Avorio, stadio del Fulhan, Craven Cottage) in vista del girone di qualificazione europea, ma anche di iniziative tese a ristabilire rapporti di reciproca collaborazione e simpatia tra club e Nazionale. Prandelli ha in mente un bel giro nei ritiri delle squadre di serie A, a cominciare da Appiano Gentile, residenza dell’Inter campione d’Italia e d’Europa: un omaggio all’armata morattiana ma anche una simbolica presa di distanza dal gesto di Lippi che andò in pellegrinaggio a Milanello, Torino (Juventus), Bogliasco (Samp) e Castelvolturno (Napoli) saltando appunto l’Inter, «perchè non ci sono italiani» la spiegazione interpretata da Moratti come un affronto personale.
Oggi tocca a Prandelli, domani ad Abete, sostenuto in queste ore dal presidente del Coni Petrucci che ha fatto sapere agli sport di aver ridotto del 3% l’appannaggio destinato al calcio, 2 milioni 430 mila euro in meno rispetto agli 81 milioni soliti, per dire addio alla politica delle sovvenzioni a pioggia e dare inizio alla nuova epoca, tutti devono fare sacrifici, in proporzione ai rispettivi guadagni. Nel consiglio federale di venerdì, inoltre, si comincerà a fare sul serio per dare qualche risposta concreta al denunciato declino del calcio italiano.
Scontati i ricambi dirigenziali nel settore tecnico e giovanile (a scadenza i mandati di Azeglio Vicini e Massimo Giacomini), alle viste proposte per valorizzare i vivai e per mettere un freno all’arrivo di extra-comunitari. Sempre attuale la candidatura di Arrigo Sacchi come coordinatore delle nazionali giovanili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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