In Italia oltre 60 milioni di abitanti: 7% stranieri

L'Istat fotografa la popolazione italiana: i dati aggiornati a fine 2009 parlano di un incremento di 295.260 unità nel giro un anno. La quota di immigrati sulla popolazione totale è del 7%, in crescita rispetto al 6,5% del 2008. Calano le nascite

In Italia oltre 60 milioni di abitanti: 7% stranieri

Roma - In Italia la popolazione residente ha raggiunto quota 60.340.328 persone, con un incremento di 295.260 unità (+0,5%) rispetto alla fine del 2008, dovuto alle migrazioni dall’estero. Lo sottolinea l’Istat. Il movimento migratorio, sia interno sia dall’estero, è indirizzato prevalentemente verso le regioni del Nord e del Centro. Il saldo naturale risulta positivo soltanto nelle regioni del Sud. Di particolare rilievo rispetto al movimento dell’anno precedente sono la contenuta diminuzione delle nascite, la significativa diminuzione delle migrazioni dall’estero e la flessione dei trasferimenti di residenza interni. La quota di stranieri sulla popolazione totale è pari al 7%, in crescita rispetto al 2008 (6,5 stranieri ogni 100 residenti). L’incidenza della popolazione straniera è molto più elevata in tutto il Centro-Nord (rispettivamente, 9,8% e 9,3% nel Nord-est e nel Nord-ovest e 9,0% nel Centro), rispetto al Mezzogiorno, dove la quota di stranieri residenti è solo del 2,7%.

I bimbi nati nel 2009 Nel corso del 2009 sono nati 568.857 bambini (7.802 in meno rispetto all’anno precedente) e sono morte 591.663 persone (6.537 in più rispetto all’anno precedente). Pertanto il saldo naturale, dato dalla differenza tra nati e morti, è risultato negativo e pari a -22.806 unità, con un valore che rappresenta il picco negativo dell’ultimo decennio, dopo quello del 2003, anno in cui la mortalità toccò valori elevati per la forte calura estiva. Il saldo naturale è positivo nella ripartizione Sud, specificatamente in Campania e Puglia, ma anche nel Lazio, nelle due province autonome di Trento e Bolzano, in Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta. Il numero dei nati è diminuito rispetto al 2008 (-7.802, pari all’1,4%), anno in cui si era registrato un incremento superiore a quello medio degli ultimi anni. Il decremento si registra in tutte le ripartizioni, in particolare nelle regioni del Centro (-3,3%) e del Sud (-1,5%), mentre risulta più contenuto nel Nord-est e nelle Isole (-0,9%) e nel Nord-ovest (-0,3%). Tuttavia, a livello nazionale si conferma la tendenza all’aumento delle nascite già osservato negli ultimi anni. L’ammontare complessivo di nascite nel 2009 risulta, infatti, più elevato di quello relativo ai 17 anni precedenti, con la sola eccezione dell’anno precedente. Una tendenza da mettere in relazione alla maggior presenza straniera regolare. Di pari passo con l’aumento di stranieri che vivono in Italia, infatti, l’incidenza delle nascite di bambini stranieri sul totale dei nati della popolazione residente è passata dall’1,7% al 13,6% del totale dei nati vivi. In valori assoluti da poco più di 9 mila nati nel 1995 a più di 77 mila nel 2009. In particolare, nelle regioni del Centro-Nord si registrano valori percentuali di gran lunga superiori alla media nazionale. Peraltro, già da diversi anni in queste aree del Paese, dove gli stranieri sono più numerosi e gli insediamenti più stabili, il contributo degli stranieri alla natalità è divenuto rilevante.

Le ripartizioni del Nord Nelle due ripartizioni del Nord i bambini nati da genitori stranieri sono circa il 20%. Nelle regioni del Centro sono il 15%, mentre nel Mezzogiorno soltanto il 3,6%. Il tasso di natalità è pari al 9,5 per mille. Supera la media nazionale nella ripartizione del Nord-est e varia da un minimo di 7,6 nati per mille abitanti in Liguria al massimo di 10,4 per mille nella provincia autonoma di Bolzano. L’aumento del numero dei nati determina un aumento del numero medio di figli per donna, che per il 2009 si stima pari a 1,41 confermando la leggera ripresa degli ultimi anni (era 1,37 nel 2007). Il numero di decessi, pari a 591.663, è superiore di 6.537 unità a quello del 2008. Il tasso di mortalità è però stabile, pari a 9,8 per mille, ed è più elevato nelle regioni del Centro-Nord, tradizionalmente a più forte invecchiamento. Al contrario di quanto avviene per la natalità, il peso della popolazione straniera risulta irrilevante per la mortalità, a causa della composizione per età particolarmente giovane rispetto alla popolazione italiana. Come già da diversi anni, l’incremento demografico del nostro Paese deriva da un saldo migratorio con l’estero positivo (6,0 per mille), mentre quello interno è pari a 0,3 per mille. Considerando i dati a livello ripartizionale, la somma dei tassi migratori interno ed estero indica il Centro come l’area più attrattiva, con un tasso pari al 9,7 mille. Segue il Nord-est (8,8 per mille). Il Sud acquista popolazione a causa delle migrazioni con l’estero, ma ne perde a causa delle migrazioni interne, con il risultato di un tasso migratorio appena superiore all’1 per mille. A livello regionale, l’Emilia-Romagna risulta essere la regione più attrattiva (11,8 per mille), seguita dall’Umbria (10,2 per mille), dal Lazio (10,0 per mille). Tra le regioni del Mezzogiorno solo l’Abruzzo si stacca nettamente dalle altre con un tasso pari a 6,5 per mille.

I cittadini stranieri Nel corso del 2009 sono state iscritte in anagrafe 442.940 persone provenienti dall’estero. Il numero di iscritti dall’estero è inferiore di più di 90mila unità rispetto a quello del 2008. La significativa diminuzione del flusso di iscritti dall’estero, che rimane comunque molto elevato, è prevalentemente imputabile al progressivo esaurimento dell’effetto congiunturale indotto dall’allargamento dell’Ue del maggio 2007. In seguito all’entrata nell’Unione, infatti, e al contestuale decreto sulla libera circolazione e il soggiorno dei cittadini comunitari, un numero molto elevato di cittadini neo-comunitari - in particolare Rumeni - si è avvalso della possibilità di iscriversi nelle anagrafi italiane senza più l’obbligo di esibire il permesso di soggiorno. Tale effetto si è progressivamente affievolito già nel corso del 2008 e ancor più del 2009. Tra gli iscritti, gli italiani che rientrano dopo un periodo di permanenza all’estero rappresentano solo l’8,2%, pari a poco più di 35mila persone. La larga maggioranza è costituita da cittadini stranieri, soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro. Le cancellazioni dalle anagrafi di persone residenti in Italia trasferitesi all’estero ammontano a 80.597 unità. Tra i cancellati per l’estero prevalgono gli italiani (circa il 60% del totale). Tuttavia, va notato che la maggior parte degli stranieri che lasciano il nostro Paese sono conteggiati tra i cancellati per altri motivi, poichè cancellati per irreperibilità. Complessivamente, il bilancio migratorio con l’estero, pari a +362.343, è dovuto a un saldo fortemente positivo per gli stranieri, superiore a 370 mila unità, che compensa il saldo lievemente negativo relativo alla sola componente italiana (-12 mila unità circa).Il bilancio con l’estero risulta positivo per tutte le regioni e il corrispondente tasso varia dal 2,2 per mille della Sardegna al 9,3 per mille dell’Emilia Romagna, rispetto a una media nazionale del 6,0 per mille. Le regioni del Nord, ad eccezione della Valle d’Aosta, della provincia autonoma di Bolzano e del Friuli Venezia Giulia e del Centro, presentano tassi migratori con l’estero superiori alla media nazionale. Viceversa, tutte le regioni del Mezzogiorno presentano valori ben inferiori a quello medio. 

I trasferimenti di residenza Nel corso del 2009 i trasferimenti di residenza interni hanno coinvolto circa 1 milione e 350mila persone e, secondo un modello migratorio ormai consolidato, sono caratterizzati prevalentemente da uno spostamento di popolazione dalle regioni del Mezzogiorno (eccettuato l’Abruzzo) a quelle del Nord e del Centro. Il tasso migratorio interno oscilla tra il -3,9 per mille della Basilicata e il 2,6 per mille della provincia autonoma di Trento, seguito dal 2,5 per mille dell’Emilia-Romagna. Tuttavia, rispetto al 2008, si è registrato un apprezzabile flessione del numero di trasferimenti interni, pari a circa 100 mila unità. Le migrazioni interne sono dovute anche agli stranieri residenti nel nostro Paese, che seguono una direttrice simile a quella delle migrazioni degli italiani, ma presentano una maggior propensione alla mobilità. Infatti, i cittadini stranieri, pur rappresentando il 7,0% della popolazione, contribuiscono al movimento interno per più del 16%. Il numero di iscrizioni e cancellazioni per altri motivi risulta piuttosto ridotto rispetto agli anni precedenti, nei quali in tale voce venivano contabilizzate le rettifiche post-censuarie, ormai residuali. I valori registrati sono da attribuirsi principalmente alle reiscrizioni di persone già cancellate e successivamente ricomparse e alle cancellazioni per irreperibilità ordinaria e di stranieri cancellati per scadenza del permesso di soggiorno.

I Comuni più popolosi Nei 12 grandi comuni con popolazione superiore ai 250mila abitanti risiedono poco più di 9 milioni di abitanti, pari al 15,1% del totale. Nel complesso di questi comuni si registra un incremento di popolazione rispetto all’anno precedente pari a 30.377 unità. In termini percentuali l’aumento è dello 0,3%, un valore pari a oltre la metà dell’incremento totale della popolazione (+0,5%). Tutti i grandi comuni del Nord e del Centro, con la sola eccezione di Verona, si presentano in crescita, e in particolare Milano (+9,1%), Firenze (+8,8%) e Roma (+7,1%), mentre tutti i grandi comuni del Mezzogiorno presentano un decremento di popolazione. Tra questi il più sostenuto si verifica a Palermo (-5,1%). In tutti i grandi comuni il tasso di crescita naturale è negativo, con la sola eccezione di Palermo. Il tasso migratorio interno è sempre negativo, a parte Bologna e Firenze che presentano un tasso lievemente positivo (+0,6 per mille), a evidenziare un processo di reinsediamento della popolazione che penalizza i grandi centri urbani, in particolare Palermo (-7,1 per mille), Verona (-5,2 per mille) e Torino (-5,0 per mille). Si conferma una generale capacità di attrarre le migrazioni dall’estero. Il tasso migratorio estero risulta positivo in tutti i grandi comuni, secondo il consueto gradiente Nord-Sud.

Le mete più importanti In particolare, Firenze e Milano presentano i tassi più elevati, ma in termini assoluti sono Roma e Milano le mete dei più rilevanti flussi migratori dall’estero. Il 99,5% della popolazione residente in Italia al 31 dicembre 2009 vive in famiglie. Le famiglie anagrafiche sono 24 milioni e 905 mila circa. Il numero medio di componenti per famiglia è pari a 2,4 e risulta stabile rispetto all’anno precedente. Il valore minimo è di 2,0 e si rileva in Liguria, mentre il massimo è di 2,8, riscontrato in Campania. Il restante 0,5% della popolazione, pari a circa 320 mila abitanti, vive in convivenze anagrafiche (caserme, case di riposo, carceri, conventi). Nel corso del 2009 sono stati eletti i consigli provinciali delle tre nuove provincie di Monza e della Brianza, Fermo e Barletta-Andria-Trani. Le nuove province sono nate attraverso il distacco di comuni rispettivamente dalle province di Milano (Monza), Ascoli Piceno (Fermo), Foggia e Bari (Barletta-Andria-Trani).

Nello stesso anno sette comuni della provincia di Pesaro e Urbino, a seguito di referendum consultivo, sono stati trasferiti alla provincia di Rimini, provocando un incremento di popolazione per quest’ultima provincia (e per l’intera regione Emilia-Romagna) pari a +14.372 residenti, e un corrispondente decremento della provincia e regione di precedente appartenenza.

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