Roma - Professor Giovanni Guzzetta, cronaca di flop annunciato?
«Direi di sì: abbiamo lanciato una sfida che consideravamo molto difficile fin dall’inizio».
Le ragioni della débâcle?
«Le regole del gioco sono cambiate a gioco iniziato. Ma ci sono delle concause che spiegano la sconfitta».
Quali regole cambiate?
«In primis la fissazione della data in estate. Ma quello che più ha nuociuto è stata la totale assenza di una campagna mediatica adeguata».
Non è che agli italiani non interessa la legge elettorale?
«In generale c’è una fortissima disaffezione da parte dei cittadini. Ma Renato Mannheimer ha fotografato bene la realtà».
Mannheimer?
«Ha dimostrato che metà degli italiani non sapevano neppure che ci fosse il referendum».
Però la sconfitta c’è.
«Eccome se c’è, di certo non la nascondiamo e siamo dispiaciuti. Anche se emerge qualche dato positivo».
E sarebbe?
«Ben 11 milioni di persone sono andate alle urne e di queste 9-10 milioni ci hanno dato ragione».
Ma in democrazia non basta mica.
«Certo. Però il numero è elevatissimo».
L’istituto referendario è morto, come dicono in molti?
«Ahimé, credo che oggi sia uno strumento inutilizzabile: la legislazione non tutela i promotori dei referendum, la data può essere fissata dal Palazzo quando vuole e sono quasi nulle le garanzie di un’informazione corretta».
C’è chi dice che il quorum sia troppo alto. D’accordo?
«Sì, sarei per abbassarlo. Anche perché così si dà un valore aggiunto agli astensionisti fisiologici».
Cioè?
«Si mischiano quelli che non vanno a votare perché sono contrari a quelli che effettivamente sono indifferenti al quesito. E poi c’è un altro problema».
Che sarebbe?
«Se un partito organizza l’astensione è in grado di controllare che i suoi effettivamente rispettino l’indicazione».
E allora?
«Io sono siciliano, so che il voto è molto controllato da clientele se non dalla criminalità. Se si chiede di non votare, be’... Se qualcuno sgarra lo si vede».
Però l’istituto referendum è un po’ abusato. Aumentare le firme per presentare quesiti?
«Non sono contrario».
Torniamo ai vostri quesiti: l’odiato «porcellum» sta dando garanzie di governabilità, non trova?
«Questa legge ha un elemento di maggioritario che aiuta il bipolarismo e un minimo di stabilità. Ma non dimentichiamoci la scorsa legislatura».
Nella quale?
«In Parlamento c’erano 30 partiti.
Che peccato cosa?
«Non ce l’ha fatta nemmeno il quesito contro i candidati in più circoscrizioni: un’occasione storica per rinnovare la nostra classe politica».
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