Dopo aver ascoltato il direttore d'orchestra russo Vladimir Jurowski con le orchestre di cui è direttore artistico e musicale, la Bayerisches Staatsorchester di Monaco di Baviera e la Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino (quest'ultima in concerto alle Settimane Musicali in corso ad Ascona), si amplia il rimpianto che questo artista sia rimasto tanto lontano dall'Italia. Nella Chiesa di San Francesco di Locarno, si è presentato in abito scuro con una capigliatura e un profilo leonino sempre più simili a quelli di Franz Liszt. Programma ideale per non spaventare l'ormai sempre più rarefatto pubblico: Variazioni su tema di Haydn (il corale di Sant'Antonio) e Prima sinfonia di Johannes Brahms, in mezzo il concerto per violino di Felix Mendelssohn, solista trascinante Augustin Hadelich. Da subito si avvertivano problemi acustici: esagerata ampiezza fonica dei bassi, registri intermedi tendenti al miscuglio sonoro; di qui il rischio di compromettere un lavoro di concertazione che doveva ritrovare il punto di equilibro fra densa armonia ed eleganza contrappuntistica, caratteristica fondante la scrittura brahmsiana. Difficoltà che non hanno inficiato un esito molto apprezzato, per il carisma del direttore e la prontezza dei musicisti.
Quando un direttore dalle possibilità tanto energiche e diversificate come Jurowski deve usare accorgimenti per garantire un risultato sonoro complessivo sufficiente, è come vedere un rapace reale nella gabbia di un pappagallo.
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