L’analisi/La frattura non fermerà la ripresa italiana

Diciamo la verità. Il vero, grande problema che ha avuto il governo Berlusconi è stata la crisi economica e finanziaria. Ora ci sono segnali di ripresa e il governo può favorirli e tranquillizzare chi deve consumare e investire.
Cosa c’è infatti di più importante della ripresa economica? E quanto conta, in un momento in cui i segnali positivi si cominciano ad affacciare, incoraggiare i motori della ripresa: consumatori e imprenditori? Non c’è progetto politico di riforma che si regga senza l’economia che funziona. Quella reale. Quella delle famiglie, delle fabbriche, dei negozi, delle botteghe e degli studi professionali è l’unico serbatoio che contiene la benzina per far muovere tutto. Debito non se ne può fare, anzi bisogna risparmiare e molto.
Vediamo di fare un po’ di chiarezza sui diversi fronti. Ormai la tenuta dei conti pubblici è fuori discussione, non nel senso che il problema è risolto, ma nel senso che la credibilità internazionale del loro custode, Giulio Tremonti, è stabilizzata. Da questo punto di vista la crisi dei rapporti all’interno del Pdl non cambia nulla. La manovra è passata e ha tranquillizzato i mercati.
La ripresina c’è. Gli andamenti annuali di produzione e soprattutto degli ordinativi che si avvicinano e superano numeri a due cifre sono un dato certificato dall’Istat. In particolare la crescita degli ordinativi, sul mercato interno come sul mercato estero, significa l’inversione di tendenza del cosiddetto sentiment, cioè di una percezione delle aspettative di sviluppo che diviene positiva e ottimistica.
L’Istat ci ha comunicato un altro dato molto importante che riguarda la disoccupazione, calata nell’ultimo mese dall’8,6% all’8,5%. In Europa la media è il 10%. Erano in molti quelli che sostenevano che i tagli della spesa pubblica avrebbero comportato un aumento della disoccupazione e così non è andata. Il lavoro del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, nella linea delle intuizioni di Marco Biagi, sta continuando a dare i suoi frutti e questo il mercato evidentemente lo sa. L’idea poi di legare sgravi fiscali alla produttività delle aziende può ulteriormente rafforzare la ripresina in corso perché le imprese possono essere incentivate a evitare l’occupazione nera. Il Piano triennale «Liberare il lavoro per liberare i lavori», presentato dallo stesso Sacconi, contiene una serie di altri provvedimenti che tolgono ulteriori impedimenti alla libertà del mercato del lavoro.
La Fiat versione Marchionne rappresenta per l’Italia quello scossone nelle relazioni industriali che da tempo aspettavamo e che la Fiat altre versioni aveva ostacolato. Si può considerare iniziato quel percorso che potrebbe ridare alle singole aziende la possibilità di non essere sottoposte a un contratto nazionale.
Fin qui i dati, i fatti dell’economia reale. La polemica interna al Pdl può impedire al governo di favorire al massimo la ripresina? Può avere un influsso negativo sulla ripresina? Gli effetti negativi potrebbero essere certamente evitati. Non sappiamo cosa succederà nei prossimi mesi ma dopo tanti patti sarebbe necessario il «patto della ripresina» guidato da Berlusconi per proseguire sulla strada intrapresa. Alla ripresa occorrerebbe dare un segnale ai mercati che la strada non cambierà. Al di là di tutto, i mercati guardano alla sostanza e la sostanza è questa: non mollare sui conti pubblici, non prendere iniziative che appesantiscano i mercati ma che li incentivino. Si può fare. Del resto il nuovo gruppo parlamentare guidato da Gianfranco Fini si chiama Futuro e libertà.

In questo caso sono in gioco ambedue e, quindi, pensiamo che almeno su questo ci possa essere un ragionevole accordo. La ripresina non ha bisogno di matrimoni decennali ma di qualche mese dove in Italia l’economia torni al centro e le beghe in periferia.

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