(...) al carabiniere genovese Attilio Franzan, trucidato da partigiani slavi a Malga Bala il 23 marzo 1944». Che faceva parte di quei dodici carabinieri incaprettati, squartatati, tagliati a pezzi e infoibati dai titini. Prestavano servizio alla centrale elettrica di Bretto, vicino Tarvisio; lì furono prelevati e seviziati atrocemente. Ma l'assessore Devoto insiste che «non fu pulizia etnica, ma una ritorsione contro la politica fascista precedente». E Pirina gli fa una proposta: «Potrebbe organizzare una delegazione in visita alla foiba di Basovizza, per rendere omaggio agli infoibati genovesi e liguri». Pirina ci viaggia da troppo in 'sta melma per «dire»; oppone carte e nomi, oppone lo strazio del ricordo, oppone quegli archivi finalmente squadernati per fissare il dramma e dare risposte ai familiari. Ci ha lavorato vent'anni da carbonaro. Fino alla recente apertura degli archivi di Stato Maggiore, Carabinieri e Guardia di Finanza, che sono stati confrontati con quelli di Lubiana: «Nomi, matricole, date di morte e luoghi di sepoltura. C'è drammaticamente tutto». Con la legge regionale del 2008 la regione Friuli Venezia Giulia ha promosso il Centro Studi di Pirina ad Istituto Storico di primo livello e ha finanziato il progetto di un'opera che riportasse i nomi degli infoibati. Quarantasette fonti a confronto per dieci ricercatori per non lasciare ombre e raccontarla tutta questa storia viziata: «Dall'Archivio di Fiume sono emersi i nomi di 550 fiumani, il come e perché sono morti e i recuperati; un nostro ricercatore ha raccolto 581 luoghi di sepoltura addirittura catalogati dal Governo Sloveno». Si spiega benissimo il professore, che apre i tomi e con l'indice scorre quei nomi infiniti: «Ecco i 32 liguri, impiegati, carabinieri, militari, finanzieri. Infoibati e uccisi. Due della Spezia, venti di Genova, quattro di Savona e sei d'Imperia. Un genovese è finito nel campo di Skofia Loka dove compivano atroci esperimenti. L'assessore Devoto dovrebbe dare un'occhiata a questi testi che non sono elenchi del telefono, ma riferiscono dati precisi degli infoibati, gli atti di morte e i cimiteri dove finalmente hanno trovato pace».
Poi l'altra scoperta dagli archivi, «gli atti tra il Partito comunista italiano e quello Jugoslavo che mostrerò stasera: la storia non inizia nel 1941, ma l'annessione alla Jugoslavia di Istria, Venezia Giulia e la parte Slavia Veneta venne decisa nel 1933 con firma di Togliatti, vice presidente del Comintern, e Grieco, segretario del Pci». Giusto a restituire le coordinate di un'operazione ragionata che ha mietuto migliaia di vittime, «e di molti non si ha ancora riscontro» conferma Pirina.Per contatti info@silentesloquimur.it o tel. 0434 554230.
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