Incontenibili. I dirigenti dellUnione sono ormai decisi a trasformare le primarie organizzate per dare il sigillo di conformità allinvestitura di Romano Prodi in un episodio mitico ed epocale, che trascende i tempi e i ritmi della storia per attingere le vette della metafisica. Inattaccabili dal senso della misura, fingono dignorare quel che gli esperti di ogni scuola hanno detto: che quelle del centrosinistra non sono state vere primarie collaudate in altri sistemi, nelle quali la nomination scaturisce dalle consultazioni e non le precede, come nel caso italiano.
Sia chiaro, limpegno e la mobilitazione di oltre quattro milioni di cittadini non possono essere né ignorati né derisi, ma non possono nemmeno legittimare il delirio donnipotenza. Al quale indulgono Giuliano Amato e Arturo Parisi in uno scritto pubblicato ieri da la Repubblica. I due eminenti rappresentanti del centrosinistra non si frenano e sostengono: a) che quei 4 milioni e 300mila cittadini costituiscono una scossa che ha cambiato per sempre il centrosinistra; b) che quegli stessi cittadini hanno dato vita di fatto a unassociazione completamente nuova, la più grande esistente oggi in un Paese europeo (Repubblica ci mette del suo e nel titolo proclama: «La più grande forza politica dEuropa». Siamo, insomma, al gigantismo acritico.
Per quel che riguarda il punto a) va detto che, pur avendo Prodi ottenuto i tre quarti dei consensi, i voti ottenuti da esponenti del centro e soprattutto della sinistra alternativa dimostrano che lunità del soggetto politico, intesa come coesione reale, è ancora lontana. Per quel che attiene al punto b) un successo di mobilitazione non basta a stabilire una primazia continentale.
Ma su un altro punto il poema epico di Amato e Parisi mostra la corda: là dove si afferma che col patto delle primarie i leader dellUnione intendono «far prevalere le ragioni della loro unità intorno a una solida e autorevole leadership, portatrice di un programma condiviso».
Di grazia, dovè il programma condiviso? Chi lha visto?
È singolare che lesaltazione dell«evento primarie» venga proposta proprio mentre la vicenda politica, che solo in parte si cura delle enunciazioni di principio, sottolinei la diversità dispirazione, di metodi, di progetti e di umori che travaglia lo schieramento dellUnione. Ignorando il valore salvifico, taumaturgico che si vorrebbe attribuire proprio alle primarie.
Le vicende di Bologna dimostrano che ci sono più sinistre, incerte o discordanti sulle necessità della lotta e sugli obblighi della cultura di governo. Ci sono riformisti e massimalisti, alternativi e no global, comunisti e socialdemocratici, uomini che puntano a vincere accettando il sistema e altri che desiderano vincere soltanto per sabotarlo. La vicenda di Bologna non a caso la città di Prodi è unanticipazione maligna delle lacerazioni che si potrebbero creare nel Paese qualora la falsa panacea dellUnione portasse al potere le sinistre, chiunque sia chiamato a guidarle.
E non cè soltanto Bologna. Il ricorso alle piazze da parte di minoranze rumorose e rissose si è registrato anche altrove e sempre emerge la contrapposizione aspra delle sinistre, divise sul rispetto dei Parlamenti e sulla tendenza allazione diretta, che ignora i numeri e le regole, essenza della democrazia.
LUnione, di fronte a questi sviluppi, è in serie difficoltà. Questo spiega perché, nella piazza, ci siano dirigenti che fanno i pompieri mentre altri, loro alleati comunque, fanno gli incendiari.
Si comprende, in questa situazione, la tentazione per politici pure accorti come Amato e Parisi di puntare sulla dimensione mitica, falsamente favolosa che le primarie non hanno avuto.
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