Cè qualcosa che può fare la letteratura per definire lidea di Europa e per aiutare a capire che cosa è «luomo europeo»? Quando non esisteva ancora questo dannato euro, e lunità europea era ancora in nuce nella mente di uomini come Adenauer, Schumann e De Gasperi, nel 1954 uno scrittore italiano e cosmopolita come Mario Soldati, per bocca di un suo personaggio, un americano innamorato dellItalia, in quello straordinario romanzo che è Le lettere da Capri, esprimeva così ladesione allo spirito dellEuropa: «Ero europeo per la mia spregiudicatezza, europeo per la mia abitudine \ a non considerare gli States il centro del mondo, europeo per limportanza superiore che attribuivo, in ogni caso, allarte e a tutto ciò che ci collegava con larte; europeo per la mia totale incapacità di parlare di qualche cosa che non fosse pittura, musica, letteratura». Se dopo mezzo secolo mi chiedo perché mi sento europeo, confesso che comincio a rispondermi con le stesse identiche parole del personaggio di Soldati. Europa, ha scritto un critico come George Steiner, è il luogo dove vi sono caffè letterari, da Lisbona a San Pietroburgo. Ma se oggi ci affacciamo al Caffè Greco, alle Giubbe Rosse, al Cafè de Flore, dobbiamo dedurre che lEuropa si è ridotta a ben poco. Il paradosso è che lEuropa, le cui radici unanimemente riconosciute affondano nel Cristianesimo e nellIlluminismo, ha bisogno per vivere di appelli romantici, di visioni, di sogni, come quelli di Byron, di Mazzini, di Victor Hugo: ha bisogno di letteratura, oltre che di religione e di ragione. Per definire oggi cosa è luomo europeo, hanno messo insieme le forze un socialista di sinistra spagnolo, resistente, ministro della Cultura nel governo di Felipe Gonzales, e un gaullista con simpatie bonapartiste, appassionato di poesia e da poco Primo ministro in Francia: Jorge Semprun e Dominique de Villepin (Lhomme européen, Plon, pagg. 249, euro 18). Il Novecento ha segnato una crisi profondissima delluomo europeo. Come già vide Husserl in una profetica conferenza tenuta a Vienna nel 1935 e intitolata La filosofia e la crisi dellumanità europea, la crisi può avere due esiti: o il declino totale di un continente ormai estraneo a se stesso e ai suoi principi, o la sua rinascita a partire da un «eroismo della ragione». Ma Dominique de Villepin, che è lautore di un ormai celebre elogio della poesia e dei poeti come «ladri di fuoco», sembra suggerire anche che occorra un eroismo dellimmaginazione. Luomo europeo è colui che compie un viaggio allinterno di se stesso per proiettarsi verso laltrove. I fondamenti del suo sentire, dai tempi delle guerre dei Greci contro i Persiani, sono il primato dellindividuo, la fiducia nello sviluppo dei commerci, linvenzione della democrazia, la ricerca delluniversale, linsoddisfazione, il movimento, la fascinazione per il sacro e la sacralità «altra». Connotano luomo europeo, e niente meglio delle opere letterarie occidentali può dircelo, una profonda angoscia metafisica, la tensione contraddittoria ad affermare e a negare, a convincere e a dubitare. Luomo europeo vive tra cultura e apertura, identità e altrove: e dopo i massacri intestini del Novecento, ha capito definitivamente, si spera, di dover essere al servizio del diritto e della pace, e non del principio di potenza.
Il rischio che oggi si corre, è che tutto venga dimenticato per inseguire soltanto miraggi tecnocratici e ambizioni economiche, e per finire a vivere sul Vecchio Continente tra spettacolo e indifferenza. Saprà qualche «ladro di fuoco» accendere nuovi sogni per evitare la deriva, e aprire strade verso il futuro?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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