L’imprenditore che sa vincere con petrolio, pallanuoto e calcio

di Ferruccio Repetti

Chi lo conosce bene - non sono tanti, si contano sulle dita di una mano -, sa che Gabriele Volpi, 70 anni, imprenditore di successo, con interessi diversificati che vanno dal settore petrolifero all’immobiliare, dallo sport alla logistica, solo per citare i principali filoni di business, ha una passionaccia per la focaccia col formaggio di Recco.
Ed è per questo, ovvio, che fra quanti lo conoscono meglio ci sono i due gemelli Bisso, Gianni e Vittorio, eredi di una prestigiosa dinastia di ristoratori e oggi titolari, assieme ai figli, del locale storico recchelino «Da O Vittorio». Ebbene, proprio Gianni e Vittorio sono pronti a giurare, a ragion veduta, delle doti di buongustaio di Volpi, che frequenta spesso e volentieri il locale dell’onesto peccato di gola. Ma i gemelli sono anche fra i più puntuali testimoni della discrezione di Volpi, del suo «basso profilo di comunicazione» e della sua ormai leggendaria riservatezza, comunque priva del sussiego, dello snobismo tipici dei parvenu. Un conto - confermano i gemelli - è dare e ricevere amicizia e confidenza, un altro conto è esibire e, magari, anche far pesare a chicchessia una condizione economica che, nel caso dell’imprenditore Volpi, si misura in otto, nove, e - si dice anche - dieci cifre. Esclusi i decimali.
No, lui non fa così. Non «spantega», come dicono i liguri. Neanche adesso che, dopo i risultati economici, manda in archivio i traguardi sportivi: da numero uno (non formale, ma effettivo) dello Spazia calcio ha conquistato quest’anno il triplete: campionato e conseguente promozione in Serie B, Coppa Italia e Supercoppa di Lega Prima Divisione. E da numero uno (altrettanto sostanziale) della Ferla Pro Recco di pallanuoto, altro triplete: scudetto, Champions League e Lega Adriatica, cui si aggiunge, in campo di pallanuoto femminile, «Gmg Pro Recco», il primato nella massima Serie nazionale, la Supercoppa europea e la Champions League.
Lui, sì, certo, ci mette tanto entusiasmo, tanta felicità, ma con misura. Da ligure doc, come il suo amore di focaccia. E ligure fino al midollo Volpi è: nato a Recco, vi trascorre tutto il tempo che gli rimane dai frequentissimi e proficui soggiorni d’affari all’estero. In Nigeria, soprattutto, che è il Paese per così dire d’elezione (ne ha anche la cittadinanza), in cui «Intels», il suo Gruppo di logistica petrolifera - 15mila addetti, due miliardi di dollari di fatturato - opera da una trentina d’anni. Lì, ordinariamente e ordinatamente alle prese con oro nero e indotto, Intels - spiegano le biografie «non autorizzate» - organizza affari e campi con scuole, ospedali, mense e i diversi servizi per le migliaia di dipendenti dell’Eni e della Bp.
La Nigeria è all’origine delle fortune del «capo», il quale, comunque, mica s’è fermato lì: terminal portuali, società off shore, uffici a Londra, e tanti progetti di ampio respiro. Come le operazioni immobiliari a Recco e a Santa Margherita che hanno incontrato promotori entusiasti e detrattori feroci. Volpi, intanto, miete successi nello sport e - diciamolo - viene tirato per la giacca quando si tratta di proporgli il rilancio della Sampdoria o addirittura del Bologna e della fiumana NK Rijeka. Mica bazzecole, roba da decine di milioni di euro. E lui sempre non fa una piega, non conferma e non smentisce, lascia che altri parlino, poi decide di testa sua, spiazza tutti e piazza i «colpi» che gli garbano. Infine, si concede una sosta nella villa sopra Santa, prima di un volo sul jet executive Falcon 900 (11 posti da favola) o un passaggio sullo yacht «Givi» (70 metri di eleganza).
Qualcuno critica, qualcun altro storce il naso; qualcuno trova da ridire sull’origine delle ricchezze, qualcun altro si mette di traverso (Renzo Piano e Giulia Maria Crespi, tanto per dire, a proposito dell’operazione immobiliare a Santa Margherita Ligure). Ma nessuno può negare che Volpi s’è fatto da sé partendo da zero e lavorando sodo, dagli esordi all’Industria Meccanica Ligure di Recco all’esperienza fatta alla Carlo Erba di Milano, come informatore scientifico, dall’incontro con Gianangelo Perrucci, che per primo gli «presenta» l’Africa, alle avventure in Angola, Costa d’Avorio, Congo e Gabon. Fino alla Nigeria.
Così nessuno ha mai potuto negare che Volpi abbia avuto intuizioni felici sostanziate da investimenti oculati, che abbia creato lavoro e occupazione, che abbia «diversificato» quando era di moda concentrare, che si sia aperto al mercato mondiale quando c’erano imprenditori (pseudo-imprenditori, precisiamo) che tentennavano a spostarsi da Genova in Oltreappennino. E poi non si spostavano affatto.
Senza contare la propensione di Volpi al mecenatismo sportivo, interpretato sempre in chiave imprenditoriale, con gli stessi criteri e gli stessi, conseguenti risultati operativi, con cui si amministra una società per azioni, una holding, un gruppo aziendale. Si spiegano anche così gli exploit di Spezia calcio e di Pro Recco maschile e femminile.

Festeggiati invariabilmente a piatti di focaccia col formaggio «Da O Vittorio», con una sobrietà che non ha molti punti in comune con quella che pare vada di moda in questi tempi: lui, Volpi, non ha bisogno di «spantegarla», la sobrietà, con un loden. Se mai, la taglia e cuce per ricavarne un abito d’impresa.

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