L’INTERVISTA 4 BERND SCHUSTER

«Mi creda, non ne faccio una questione di nazionalismo. Ma tra Messi e Schweinsteiger scelgo Bastian tutta la vita. Mi piacciono i giocatori concreti più che i fantasisti e i mondiali si vincono con tanta consistenza e pochi fronzoli». Quando i muscoli valgono più di un paio di piedi raffinati. Parola del 51enne Bernd Schuster, il blonden engel del calcio tedesco con un cuore diviso a metà: tra la Germania che gli ha dato i natali e la Spagna che gli ha consentito di diventare un giocatore di fama mondiale. Gli esordi nel Colonia raffigurano solo un passaggio obbligato rispetto agli anni d'oro con le maglie di Barcellona (a fianco di Maradona), Real e Atletico. Schuster vive una sorta di sdoppiamento emotivo dettato anche dal sostegno degli estimatori. In Germania è "Bernd", in Spagna "Ciùster", per tutti uno dei migliori centrocampisti nella storia del pallone teutonico.
I media tedeschi sostengono da anni che Ballack sia il suo erede naturale.
«Con tutto rispetto io in campo avevo più temperamento di Michael, forse lui è più leader. Però va anche detto che la sua assenza non si è fatta sentire in Sudafrica. L'infortunio è stato una sorta di benedizione per la Germania. Ha permesso a Loew sia di scoprire Schweinsteiger nella posizione inedita di martello del centrocampo, che di lanciare un incontrista splendido come Khedira».
Ballack bocciato.
«No, credo che sarebbe comunque tornato utile. Ma dopo i mondiali dovrà lottare parecchio per trovare spazio in questo gruppo».
E di Ozil che cosa ci dice?
«È una via di mezzo tra Matthaus e Netzer. Le grandi platee l'hanno scoperto ai mondiali, ma questo ragazzo era già nel mirino dei top club da mocciosetto. A 13 anni stava per entrare nella Masia, il settore giovanile del Barcellona. La famiglia si oppose e non se ne fece più nulla».
Contro la Spagna che gara si aspetta?
«Vedo due squadre che giocheranno a viso aperto. È nel loro dna cercare sempre e comunque la zampata vincente. Se la Germania dovesse farcela sarebbe un'impresa senza precedenti perché significherebbe aver giocato e vinto consecutivamente tre finali anticipate con Inghilterra, Argentina e Spagna. Non ricordo nulla di simile nella storia dei mondiali».
Il punto debole delle Furie Rosse?
«Sarebbe da stupidi mettere in discussione la squadra di Del Bosque, ma a questo punto del cammino diventa fondamentale la fame. La Germania ha appetito, gli spagnoli sentono ancora la pancia piena dopo il successo agli Europei».
Quindi l'Italia è arrivata a Johannesburg con evidenti sintomi di indigestione...
«All'Italia è mancato il cuore. Quello che aveva messo in campo quattro anni fa, soprattutto in quella notte per noi stregata a Dortmund. Non ne faccio una questione di giocatori, anche se gli azzurri dovrebbero seguire l'esempio della Germania e avere il coraggio di puntare sui giovani».


Lei allenerà il Besiktas e ha subito chiesto l'acquisto di Quaresma dall'Inter. Perché?
«Nel vostro campionato ha fallito, ma resta un grande calciatore. A Istanbul potrà lavorare senza troppe pressioni e risorgere. E poi a me sono sempre piaciute da matti le scommesse».

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