L’Udc tollera il dissenso di Follini eTabacci

I centristi per il sì, i leader della minoranza scelgono il no ma restano nel partito. Casini: «Il problema non è perdere gente ma aggregare»

da Roma
Follini rimane nel suo partito ma continuerà a ribadire che al referendum si vota secondo coscienza o, come suggerisce il documento finale della direzione dell’Udc, «in dissenso con la posizione ufficiale del partito che è per il sì», e chi è in dissenso «ha diritto di cittadinanza». Bruno Tabacci esce dalla riunione con il calepino pieno di appuntamenti per l’Italia dove andrà a nome e per conto dei comitati per il no, da lui fondati: «Non andremo certo in giro convocati da Scalfari, ma dai miei comitati» afferma soddisfatto per il risultato finale del direttivo. Francesco D’Onofrio, uno dei padri della riforma che verrà sottoposta a referendum confermativo, da domani inizia il suo giro per spiegare le ragioni del sì a una legge «voluta e soprattutto pensata in buona parte da noi dell’Udc».
La quadratura del cerchio è nelle parole del leader dell’Udc, Pierferdinando Casini che a chiusura del direttivo spiega che «il problema non è perdere qualcuno, ma aggregare». E che al referendum il partito voterà sì, ma il giorno dopo, qualunque sia il risultato, bisognerà sedersi ad un tavolo e trattare con la maggioranza per avviare una vera e propria fase costituente.
Sembra chiudersi così il direttivo dei centristi di destra che all’ordine del giorno aveva proprio l’analisi delle posizioni di Follini e Tabacci. Anche se l’ultima parola è dei due che nel tardo pomeriggio hanno convocato un’improvvisa conferenza stampa.
Alla fine quindi di un dibattito che univa le ragioni di unità con la Cdl e la posizione polemica di Follini, ha vinto la capacità «tutta democristiana» di trovare il «giusto punto di mediazione». «Delle due l’una: o si accetta di riconoscere qualche differenza tra noi e i nostri alleati, o si fanno crescere le differenze tra di noi» ha sostenuto Marco Follini nel suo intervento iniziale. E visto che il direttivo non ha evidenziato le differenze con la Cdl, malgrado Casini abbia detto che bisogna cambiare radicalmente il centrodestra, Follini e Tabacci hanno lanciato l’idea di «costruire circoli dell’Italia di mezzo: non un partito, ma un’iniziativa che si propone di offrire un’occasione per rappresentare un’opinione moderata e di centro». Un modo per iniziare già da adesso la fase congressuale. Nel suo intervento, Follini aveva dichiarato: «Occorre continuare a coltivare la terra di mezzo che non è un luogo proibito ma l’unico territorio dove può mettere radici una moderna democrazia dell’alternanza». Ed è proprio sulla questione politica riferita al futuro del partito e della coalizione che Follini viene stoppato nel dibattito della mattina. «Questo è il momento del referendum e noi non possiamo che votare sì visto che siamo stati tra i principali autori e che proprio su richiesta di Follini sono state inserite le norme che adesso lui non condivide - spiega D’Onofrio -. Cosa sarà il partito e se dovrà cambiare il nostro ruolo nella Cdl, è tema congressuale. Ne parleremo alla fine dell’anno». Ed è lo stesso D’Onofrio che parla di correnti che potranno crearsi in vista del congresso. I circoli di Tabacci e Follini sembrano andare in questa direzione. «L’Italia di mezzo coincide con l’Italia del buon senso.

Abbiamo sperato che questo lo facesse l’Udc - ha detto Tabacci nell’improvvisata conferenza stampa tenuta nel tardo pomeriggio con Follini - non è accaduto. Non c’è nessuna trappola, ma un’iniziativa solida, onesta e per bene che ha più consensi fuori dal partito che dentro».

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