Roma - Nello scontro tra il ministro
Brunetta e l’Anm - con il primo che ha accusato l’Associazione
di essere un "mostro" e la seconda che ha risposto affermando
che lo stesso ministro "non sa nulla" del sistema giustizia -
interviene il portavoce di Brunetta, Vittorio Pezzuto,
replicando al sindacato delle toghe con una lunga citazione del
libro "Magistrati, l’ultracasta", di Stefano Livadiotti, nel
quale, tra l’altro, si afferma che per i magistrati, "più che
i tornelli, ci vorrebbe il braccialetto elettronico". Ecco il testo integrale della
citazione del libro di Liviadotti fatta dal portavoce di
Brunetta: "I magistrati non si spaccano certo la schiena. A
dare pienamente ragione a Brunetta, e alla sua
proposta-provocazione di mettere i tornelli all’entrata dei
tribunali, è un documento del 2002. Che porta il timbro dello
stesso Csm, l’organismo di governo autonomo della casta togata.
L’ha scoperto Daniela Cavallini, del Centro studi e ricerche
sull’ordinamento giudiziario della facoltà di scienze politiche
di Bologna.
Tornelli? Braccialetti elettronici La ricercatrice ha dapprima rivelato: "Una recente
pronuncia della sezione disciplinare ha cercato di definire
degli indicatori generali del lavoro medio esigibile dal
magistrato" (La giurisprudenza disciplinare sui ritardi dei
magistrati ordinari nell’espletamento delle attività
giudiziarie, 2004). Poi, in una nota, s’è presa la briga di
riportare testualmente un brano dell’incredibile delibera: "Quanto al monte ore di lavoro annuo si può convenire su una
media di 6 ore giornaliere per un totale di 260 giorni
lavorativi l’anno (arrotondato per eccesso, dovendosi sottrarre
ai 365 giorni almeno 52 domeniche, 45 [giorni] di ferie, oltre
festività soppresse e santo patrono). Il totale del monte ore
lavorative l’anno è pari, quindi a 1560". Arrotondando per
eccesso. Occorre dunque dare una notizia ai tanti capi e capetti
dell’Anm prontamente insorti contro l’irriverente ministro.
Perchè vivono nel chiuso di un mondo tutto loro. Hanno perso il
contatto con la realtà. E certe cose non le sanno. Per esempio
che il numero di ore lavorate in media all’anno in Italia, tra
il pubblico e il privato, è pari a 1800. Che l’Ocse sta a 1750.
Il G7 a 1688. Ed Eurolandia a 1601. In ogni caso, si può dunque
finalmente dire, ragionando su dati ufficiali e interni alla
stessa casta, che su base annua le nostre toghe tuffano il naso
nei falconi per quattro ore e una manciata di minuti al giorno.
Più che i tornelli, per loro ci vorrebbe il braccialetto
elettronico".
L'Anm: "Non sa di cosa parla" "Associazione nazionale magistrati
replica alle accuse del ministro della Pubblica amministrazione,
Renato Brunetta, convinto che il "sindacato delle toghe" sia un "mostro" e che servano controlli più stringenti sulla
produttività dei giudici. "Non sa di cosa parla", replicano i
vertici dell’Anm, perchè l’organizzazione della giustizia in
Italia "è responsabilità del governo": "Ma evidentemente è più
facile insultare e fare propaganda, che assumersi la
responsabilità del proprio operato".
Decide il governo "Un ministro della Repubblica, tanto più della Pubblica
amministrazione, non può ignorare - premettono in una nota
congiunta il presidente dell’Anm Luca Palamara, il vicepresidente
Gioacchino Natoli e il segretario Giuseppe Cascini - che
l’organizzazione della giustizia è attribuita dalla Costituzione
al ministro della Giustizia, e quindi al governo; gli organici e
la presenza del personale amministrativo sono decisi dal governo;
lo scorso anno il governo, su proposta dello stesso ministro
della Pubblica amministrazione, ha tagliato drasticamente gli
organici del personale degli uffici giudiziari; recenti circolari
del governo chiedono ai magistrati di non fissare udienze
pomeridiane, per l’impossibilità di assicurare la presenza e la
retribuzione del personale di cancelleria in orario
straordinario". "Non può ignorare - insistono i rappresentanti dell’Anm - che
tutto questo, insieme alle leggi che sembrano fatte al solo scopo
di impedire la celebrazione dei processi, è la causa di una crisi
gravissima del sistema giudiziario: crisi di cui sono vittime in
primo luogo i cittadini, ma anche i magistrati e il personale
amministrativo; e che quel "mostro" dell’Associazione nazionale
magistrati si affanna da anni a denunciare, chiedendo ai governi
interventi, misure e risorse".
Leggi che bloccano i processi "Le leggi che sembrano fatte al solo
scopo di impedire la celebrazione dei processi" sono
un’ulteriore causa della "crisi gravissima del sistema
giudiziario". Lo dichiara l’Anm replicando alle affermazioni
del ministro Brunetta.
Una crisi, aggiungono i vertici dell’Anm "di cui sono vittime
in primo luogo i cittadini, ma anche i magistrati e il
personale amministrativo; e che quel ’mostrò dell’Associazione
nazionale magistrati si affanna da anni a denunciare, chiedendo
ai governi interventi, misure e risorse".
Mancino: "No alla violenza verbale" "La veemenza e la violenza anche
verbale non facilitano il confronto costruttivo che sempre deve
caratterizzare il rapporto fra le istituzioni. Affermazioni
sopra le righe possono solo ridurre ulteriormente il prestigio
dello Stato, bene che va difeso soprattutto quando si hanno
responsabilità politiche ed istituzionali". Ad affermarlo, in
una nota, è il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che
all’indomani dell’intervento del ministro Renato Brunetta
sottolinea: "è interesse comune che il rapporto fra politica e
giustizia si svolga sul binario del dialogo e non della
contrapposizione preconcetta". "Per quanto riguarda, poi, il tema delle correnti presenti
nella magistratura - aggiunge Mancino - mentre occorre un
impegno comune per sconfiggere ogni degenerazione, non si può
certo definire tale il pluralismo all’interno della libertà
associativa, bene costituzionalmente garantito ai magistrati
come ad ogni cittadino. Le correnti si giustificano solo come
filoni culturali, vanno combattute quando tralignano, ma non si
possono certo evitare per decreto legge".
Alfano: "Dall'Anm risposta esagerata" La risposta dell’Associazione
nazionale magistrati alle dichiarazioni del ministro Renato
Brunetta "mi è sembrata forte, esageratamente forte,
soprattutto laddove fa riferimento a delle leggi che bloccano i
processi". Lo dice il ministro della Giustizia, Angelino
Alfano, a margine di un incontro con gli industriali.
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