L'Antiterrorismo: «Il pericolo oggi viene dai lupi solitari»

Il prefetto Berrettoni, direttore centrale della polizia di Prevenzione, analizza le nuove dinamiche dell'estremismo. Il rischio maggiore è rappresentato dagli auto-indottrinati che si radicalizzano su internet. E la prevenzione scandaglia la rete

Secondo i vertici dell'antiterrorismo italiano, nel nostro Paese il rischio più grande arriva dai «lupi solitari». Dai nuovi Mohamed Game, insomma: individui che concepiscono attacchi individuali, al di fuori da ogni militanza in gruppi ideologici organizzati, spesso indottrinati sulla rete. Il prefetto Stefano Berrettoni, direttore centrale della polizia di Prevenzione e presidente del Casa Comitato di analisi strategica antiterrorismo avverte: «Il rischio sono i terroristi fai-da-te», vale a dire personaggi spesso emarginati socialmente, che si autoindottrinano e si radicalizzano su internet. Un jihadismo di seconda generazione che dalle moschee dei predicatori di odio si è spostato nel mondo virtuale del web. Ed è pronto a colpire all'improvviso. Il prefetto, in una intervista a «Polizia moderna», spiega che l'uccisione del leader-icona Osama Bin Laden, è «probabile possa fungere da fattore scatenante per uno o più atti ritorsivi contro l'Occidente». E «anche l'Italia, al pari degli altri Paesi impegnati nelle missioni in diversi fronti internazionali, resta esposta alla minaccia terroristica di matrice integralista».
La minaccia del terrorismo internazionale «c'è sempre ma molte cose sono cambiate», ma se fino a qualche anno fa il reclutamento degli estremisti avveniva in alcuni specifici luoghi di aggregazione islamica (come le moschee in cui operavano filiere di ispirazione salafita, «santuari smantellati con tecniche investigative intelligenti», oggi però il pericolo sembra provenire proprio dal «terrorista fai-da-te», dal cosiddetto lupi solitario». Il lupo solitario - spiega il prefetto - si isola sempre più dalla propria comunità di riferimento per rifugiarsi nella comunità virtuale di Internet.
Anche secondo la relazione 2010 sulla politica dell'informazione per la sicurezza, un'incognita particolarmente insidiosa continua ad essere rappresentata dai potenziali «self starters», soggetti la cui imprevedibile attivazione, al culmine di percorsi solitari e invisibili di radicalizzazione, costituisce una crescente sfida per l'intelligence.

Per combatterli pedinamenti e intercettazioni, ma a guerra virtuale anche l'anti-terrorismo italiano risponde sullo stesso terreno: «Noi - spiega Berrettoni - cerchiamo di incastrarli proprio sul web con il concorso specialistico della polizia delle comunicazioni. Si gioca d'anticipo scandagliando il mondo virtuale e i loro ambienti. Praticamente usiamo le loro stesse armi, la rete, senza tralasciare però le indagini di tipo tradizionale».

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