L'arte punta a quota 2.700 miliardi

È quanto investiranno nel settore i Paperoni del nostro Pianeta entro il 2026

Corrado Amadori

Il valore investito in arte e oggetti da collezione da parte dei super «paperoni» mondiali entro il 2026 ammonterà a 2.700 miliardi di dollari, contro i 1.600 miliardi del 2016. Per questo lo scorso anno le aste internazionali sono riuscite a richiamare un numero elevato di compratori e a ottenere ottimi ricavi. Il dato emerge dall'Art & Finance Report di Deloitte e ArtTatic, che mostra come a trainare il settore siano stati i quadri, soprattutto quelli di altissimo livello: lo scorso anno sono stati assegnati 752 capolavori di valore superiore ai 2 milioni di dollari, quasi il doppio di quelli venduti nel 2016 (472 le opere ven dute). Dal punto di vista della tipologia, i più gettonati sono stati i dipinti moderni e contemporanei, che sfiorano il 60% del mercato, contro il 5% dei dipinti antichi.

Non solo, sebbene due collezionisti su tre ammettano di comprare arte o oggetti da collezione per passione, è molto forte in chi acquista anche l'attenzione al valore dell'investimento. Gli stessi gestori patrimoniali affermano, infatti, che i clienti chiedono sempre più servizi relativi agli investimenti in arte, diventata ormai un vero obiettivo strategico di diversificazione del portafoglio.

Nuovi attori dotati di grandissima capacità di spesa si stanno affacciando inoltre sul mercato. Come il Louvre Abu Dhabi che ha acquistato lo scorso novembre il Salvator Mundi di Leonardo per oltre 450 milioni di dollari. I Paesi mediorientali stanno mettendo in pratica politiche di marketing per attrarre sempre più turisti, quindi è possibile pensare che quello del Leonardo non sarà un caso isolato.

Nel nostro Paese a contendersi il mercato, oltre alle diramazioni delle maggiori case d'aste internazionali come Sotheby's o Christie's, e a Dorotheum ci sono storiche realtà italiane. Tra queste spiccano per il loro expertise Finarte (che affianca all'attività di casa d'aste quella di art advisory), Meeting Art di Vercelli (che vede aumentare la partecipazione straniera, in particolare da Usa, Canada, Germania e Regno Unito), Il Ponte, Cambi, Pandolfini, Boetto, seguite da Porro, Farsetti e la stessa Bolaffi.

Sono in espansione poi, su scala internazionale, le aste online: nel 2017 hanno raggiunto i 5,4 miliardi di dollari segnando un +10% sul 2016 e arrivando a pesare l'8% sul totale delle vendite d'arte nel mondo. In 5 anni, il web ha aumentato del +75% i volumi, divenendo un canale chiave per raggiungere nuovi clienti.

A presidiare il comparto ci sono poi storiche gallerie d'arte, tra cui Contini Arte che tratta i più importanti maestri contemporanei, oltre a una scuderia di selezionati giovani. Da sempre sono poi grandi custodi d'arte le banche, con uno spirito di puro mecenatismo. A partire dalle due big del settore Unicredit e Intesa Sanpaolo, il cui presidente emerito, Giovanni Bazoli, pochi giorni fa ha annunciato che l'istituto è vicino all'acquisizione di una importante collezione d'arte, di livello mondiale: l'annuncio è atteso a maggio.

E sempre con uno spirito di vicinanza al suo territorio e amore per l'arte, la Banca di Piacenza ha finanziato il restauro della «Salita al Pordenone», aperta al pubblico da inizio marzo, nella locale chiesa di Santa Maria di Campagna.

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