Il latte artificiale low cost vince sul mercato

«La composizione dei prodotti per l’infanzia è regolata da una direttiva dell’Ue ed è in linea con i dettami dell’Oms»

Diego Luigi Marin

Multinazionali degli alimenti per l’infanzia e mamme italiane su fronti contrapposti. Oggetto del contendere, il latte artificiale, ostaggio di un cartello che a lungo ha fissato prezzi più alti sino al 300% rispetto alla media europea. Prima le sanzioni dell’Antitrust, appena confermate dal Tar del Lazio, poi la comparsa sul mercato del latte in polvere low cost, che si è imposto rapidamente.
«Alimentare un bimbo - osserva Alfredo Pisacane, docente di pediatria all’Università Federico II di Napoli - con un latte che costa 25 euro al chilo, anziché 10 come nel resto d’Europa, significa spendere in 6 mesi circa 1.000 euro; ora i genitori possono ridurre l’esborso a 3-400 euro, senza timori».
Professore, quando ricorrere al latte artificiale e qual è la scelta migliore?
«Nulla è meglio dell’allattamento al seno, per i valori nutrizionali ottimali, le proprietà biologiche, l’azione protettiva rispetto alle malattie, nonché per il rapporto affettivo tra lattante e madre. Il latte materno è sempre pronto, alla temperatura corretta ed è al riparo da contaminazioni e da errori di preparazione. Qualora non sia sufficiente può venire integrato o, quando la madre non può (o non vuole) più allattare, essere sostituito con il latte artificiale, che si distingue in tipo 1, da utilizzare fin dalla nascita, e 2, dal sesto mese in poi».
Come discriminare tra i prodotti in commercio?
«La composizione dei latti per l’infanzia è regolata da una specifica direttiva (la norma Cee 91/321) ed è in linea con le raccomandazioni dell’Oms e con i requisiti dettati dall’Espghan, la società europea di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica. E questi rappresentano lo standard. Ci sono i prodotti delle multinazionali, più cari, e altri proposti a prezzo europeo, che possiamo acquistare con fiducia, perché di qualità altrettanto buona».
Formulazioni del tutto analoghe, a questo punto?
«Il battage pubblicitario che ruota attorno a latti in polvere addizionati di sostanze, come gli oligosaccaridi (zuccheri speciali che favorirebbero la flora batterica intestinale), che li renderebbero più simili alla composizione del latte materno e dunque più indicati, non ha fondamento scientifico. Non esistono studi clinici che dimostrino qualche vantaggio per la salute del lattante sano che li assuma, rispetto a un'alimentazione con latte artificiale di buona qualità e a prezzo più conveniente. Nessun latte in polvere, seppure contenente anch’esso, aminoacidi e zuccheri, può equivalere quello materno, che cambia di giorno in giorno ed è fatto di sostanze vive, cellule, globuli bianchi e ormoni».
Cosa invece si deve evitare?
«Nel primo anno di vita non va somministrato latte vaccino, poiché ha un carico di soluti troppo elevato».
Quali indicazioni potrebbero sconsigliare il latte in polvere?
«Soltanto situazioni cliniche particolari, l’intolleranza al lattosio o alle proteine del latte vaccino; e poi, altre malattie congenite che riguardano casi molto limitati di bimbi che devono evitare i componenti del latte».


E il farmacista?
«Come professionista della salute può innanzitutto aiutare la madre a superare i tanti dubbi e le difficoltà che sorgono nell’allattamento al seno. Dopo di che, se serve ricorrere al latte artificiale, consigliare un latte di buona qualità che costi il giusto».

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