Gli artigiani: bene le riforme del governo. Sul cuneo si può fare di più

La Cna apprezza il modo in cui il governo affronta i temi strategici per il futuro del Paese. Piace soprattutto la disponibilità al dialogo, mentre parte dei sindacati accusa l’esecutivo di demagogia causando frizioni tra sigle diverse. Ecco cosa sta succedendo

Gli artigiani: bene le riforme del governo. Sul cuneo si può fare di più
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Confartigianato, Casartigiani e la Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della Piccola e media impresa) sono usciti rinfrancati dall’incontro a Palazzo Chigi del 30 maggio appena trascorso. Gli artigiani premiano la disponibilità al dialogo mostrata dal governo, che appare in sinergia con le preoccupazioni dell’intero comparto e si è prestato a trovare soluzioni da introdurre in tempi ragionevoli.

Sul tavolo i temi strategici per il Paese messi alla prova anche dalle politiche monetarie della Banca centrale europea e dall’inflazione. Aspetto cruciale per la sopravvivenza delle piccole imprese, limitate dall’aumento del costo del credito.

Il parere degli artigiani

Secondo le associazioni di categoria la creazione di un istituto di credito pubblico per le Pmi può lenire gli effetti della difficoltà con cui i piccoli imprenditori riescono ad accedere al credito ma, sul piatto, ci sono anche altri temi.

Le politiche fiscali del governo piacciono, perché le riforme sono state giudicate valide per ridurre il peso dell’erario sia sulle imprese sia sulle famiglie. Tuttavia, sottolinea la Cna, il cuneo fiscale del 45,9% è ancora troppo alto e si rendono necessari ulteriori interventi da parte dell’esecutivo.

C’è stato spazio anche per il tavolo sulle pensioni e per l’autonomia differenziata e, in questi due ambiti, le associazioni chiedono un migliore inquadramento degli artigiani ai fini previdenziali oltre a un dialogo più marcato con le parti sociali e le comunità per stabilire con chiarezza quale grado di autonomia è auspicabile.

Un lavoro ancora tutto da fare e al cui proposito il governo ha saputo rassicurare le associazioni. La direzione imboccata, in somma, è quella giusta.

La replica dei sindacati

Il 30 maggio la premier Giorgia Meloni ha annunciato di volere ampliare il primo scaglione Irpef affinché ne possano godere un numero maggiore di lavoratori.

Nel frattempo, vanno avanti i dialoghi tra governo e Cgil, Cisl, Uil e Ugl sui temi principali, ossia inflazione, pensioni, fringe benefit, natalità e sanità.

Cgil e Uil accusano l’esecutivo di eccesso di demagogia tant’è che il segretario generale della Cgil Maurizio Landini intende andare spedito verso la mobilitazione generale del 24 giugno a Roma, dedicata soprattutto ai temi della salute e della sicurezza. Cgil non intende fare sconti neppure sull’autonomia differenziata mentre, sul fronte Uil, il segretario generale Pierpaolo Bombardieri insiste sulla sicurezza sul lavoro e sull’inflazione che erode i salari.

Per la Cisl invece i tavoli tematici con Meloni

sono a un buon inizio e, in chiusura, il segretario generale Luigi Sbarra ha sostenuto che “non si può stare con un piede ai tavoli e con l’altro in piazza”, con chiaro riferimento a chi preferisce l’agitazione al dialogo.

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