Schlein in pressing sul salario minimo, ma la sua proposta non sta in piedi

I rischi riferiti all'introduzione della misura sono diversi tra cui l’aumento dei lavoratori in nero e i contratti pirata. Secondo il ministro Calderone è possibile optare per percorsi differenti e maggiormente adeguati

Schlein in pressing sul salario minimo, ma la sua proposta non sta in piedi
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Elly Schlein punta il dito contro la ministra del lavoro Marina Calderone per istituire il salario minimo ma, come per quanto accaduto con altre proposte fatte dalla segretaria del Pd, i rischi sono diversi e sembra non vengano calcolati. Dall’aumento dei lavoratori “in nero” alla crescita dei contratti irregolari fino ad arrivare a favorire la tendenza della diminuzione delle ore lavorate, ecco tutte le incertezze che riguardano l'istituzione della soglia limite di stipendio orario sotto la quale il datore di lavoro non potrebbe scendere.

Il botta e risposta

Il botta e risposta tra la ministra del Lavoro Marina Calderone e la segretaria del Pd Elly Schlein sul salario minimo fa comprendere quanto la tematica in questione sia particolarmente sentita in Italia. La titolare del dicastero ha affermato che si deve investire sulla contrattazione collettiva di qualità e che il salario minimo, secondo la direttiva europea, si possa attivare attraverso percorsi differenti rispetto a quelli richiesti dall’opposizione. Non ha tardato ad arrivare la risposta di Elly Schlein che ha affermato: “La ministra del Lavoro dice che non serve una legge sul salario minimo. A lei e al governo vorrei ricordare che ci sono tre milioni di lavoratrici e lavoratori poveri in Italia e che questo governo non può non capire che sotto una certa soglia non si può parlare di lavoro, ma di sfruttamento“. Le parole della Schlein fanno riflettere sui possibili pericoli creati dalla proposta dell’opposizione, specialmente in ambito di contrattazione collettiva.

La contrattazione collettiva e i rischi

La definizione per legge di un salario minimo potrebbe mettere a rischio il sistema della contrattazione collettiva favorendo la possibile tendenza a diminuire le ore lavorative e lo svolgimento delle proprie mansioni “in nero”, senza quindi aver comunicato l’assunzione al centro per l’Impiego e con tutte le conseguenze dal punto di vista retributivo, contributivo e fiscale. Si darebbe anche più spazio ai contratti “pirata” ovvero accordi sottoscritti dai sindacati di livello minore rispetto a quelli conosciuti e dalle associazioni imprenditoriali che non danno particolare attenzione alle parti sociali. Un rischio che la numero uno del Pd non ha evidentemente messo in conto.

La soluzione del governo

La ministra Calderone ha in progetto di sostenere il mercato del lavoro italiano attraverso una contrattazione specifica in grado di rispondere alle esigente al mondo dell’occupazione e di tutelare i lavoratori. La titolare del dicastero ha affermato: “Si può sostenere la contrattazione di qualità anche con percorsi di rinnovo contrattuale attraverso detassazione e con agevolazioni fiscali e contributive. Voglio lavorare molto sulla contrattazione nazionale di secondo livello per cercare di dare un aiuto concreto al rinnovo dei contratti”.

A questo proposito le affermazioni della Schlein in merito allo stato di povertà dei lavoratori e al lavoro che attualmente sta svolgendo il governo sarebbero infondate in quanto effettivamente l'esecutivo, già con il Dl Lavoro, ha iniziato un progetto, studiato con criterio, basato sulla ristrutturazione del mercato del lavoro italiano.

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