Giù le tasse e via dalla Libia. La Lega è in fibrillazione e Bossi sta preparando le contromosse. In cima alla lista dei desiderata il taglio delle imposte: nella base del Carroccio aumenta l'insofferenza nei confronti delle "ganasce" fiscali di Equitalia e una sforbiciata alla pressione fiscale sarebbe un "regalo" per l'elettorato verde. Mani nelle tasche dei cittadini, ma non solo. L'emorragia di immigrati libici che investe costantemente l'isola di Lampedusa non piace per niente al popolo del Senatùr: via dalla Libia e un taglio netto a tutte le altre costose operazioni militari in cui è impegnata l'Italia.
A tirare le somme delle richieste messe sul tavolo del presidente del Consiglio ci pensa Roberto Maroni in un'intervista al Corriere della Sera: "Dobbiamo attuare la parte economica del programma con cui ci siamo presentati alle politiche del 2008". L'alternativa, secondo il ministro dell'Interno, non c'è: "Tirare a campare per noi significa tirare le cuoia, non lo possiamo accettare". Lo spauracchio è quello di "perdere consenso e arrivare alle prossime elezioni con la prospettiva di una sconfitta annunciata". Quella di Bobo Maroni è una chiamata alle armi, l'ultimo avviso "ai naviganti" prima che la tempesta elettorale possa abbattersi su coalizione e governo.
Ai leghisti l'operazione contro Tripoli non è mai andata giù e il ministro della sicurezza e dell'immigrazione punta dritto sulla diretta conseguenza del conflitto: gli sbarchi. "Berlusconi si deve fare portavoce sulla scena internazionale della richiesta di fermare i bombardamenti e lasciare spazio alla diplomazia. Finché in Libia ci sarà la guerra non c'è alcuna possibilità di fermare gli sbarchi dei profughi che scappano da lì".
Maroni parla chiaro e lancia anche un appello al Cavaliere: "ci vuole il colpo di frusta. Berlusconi deve iscriversi nella categoria dei coraggiosi e lanciare un programma ambizioso per i prossimi due anni. Deve farlo adesso, il 22 giugno davanti alle Camere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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