“Segnali in codice parla di un periodo storico importante della Repubblica che in parte è conosciuto e in parte non vuol essere nemmeno conosciuto”. Lo ha affermato la deputata forzista Erica Mazzetti, intervenendo alla presentazione del libro del capo della redazione Interni del Giornale, Gabriele Barberis, tenutasi oggi alla Camera.
Il libro racconta una vicenda che nasce nel 1976. “La democrazia italiana è in pericolo, c’è l’ondata eversiva di sinistra, ci sono gli indiani metropolitani e, soprattutto, gli spari all’università. È il clima propedeutico al rapimento Moro del 1978”, spiega l’autore del libro che vede come protagonisti due ragazzi che vivono a Roma in via della Cammilluccia e che fanno parte di Autonomia Operaia. Quarant’anni dopo le loro vite si intrecciano con quella di un 25enne, figlio di un importante banchiere, che si disinteressa totalmente della politica. È un ragazzo in lite col padre che, per circostanze strane, comincia a scrivere per un’agenzia giornalistica, e diventa un bravissimo giornalista. Il libro, poi, assume i tratti tipici dei libri gialli, ma è soprattutto uno strumento per interrogarsi su cosa sia il vero, il falso e il verosimile nel mondo dell’informazione. “È un lungo excursus di 50 anni di storia dell'Italia in cui abbiamo attraversato due Repubblica”, lo definisce Augusto Minzolini, che sottolinea quanto politica e informazione siano sempre due soggetti molto intrecciati tra loro. “Molto spesso il potere dell'informazione è non dare le notizie”, aggiunge il direttore del Giornale che, poi, si sofferma sui condizionamenti della magistratura. Minzolini ricorda, in particolare, la vicenda del famoso avviso di garanzia del 1994 e della recente dichiarazione di Paolo Mieli in cui ammette che la notizia era arrivata dalla procura di Milano, ma di non aver detto nulla perché gli era mai stato chiesto nulla. “Una cosa un po’ paradossale”, commenta il direttore del Giornale anche perché quella vicenda è finita con un’assoluzione. “Era più importante la notizia dell’avviso di garanzia o sapere chi aveva dato la notizia al Corriere?”, si chiede ancora Minzolini. “Si chiama Segnali in codice perché dalla prima all’ultima riga ci sono segnali in codice. Sono a disposizione di tutti, anche dei più distratti, così ognuno si può fare la propria idea sul libro”, spiega in chiusura Barberis.
La presentazione del libro è stata anche l’occasione per un breve intervento del ministro Gilberto Picchetto Frattin che ha parlato dell’attualità politica. “Io che vengo da storia repubblica e liberale, manifesto le stesse riserve sulle posizioni più estreme”, ha detto riferendosi alle alleanze che potrebbero nascere nell’Europarlamento dopo le elezioni del prossimo anno. “Deve esserci un cambiamento rispetto alle posizioni di alcuni gruppi europei che sono inconciliabili con quello che è il quadro dove si pongono adesso il Ppe e i conservatori”, ha aggiunto l’esponente azzurro, il quale si augura dei passi in avanti “per arrivare ad allargare la coalizione”, ma al momento non ci sono le condizioni per farlo. Frattin, poi, ha parlato del futuro di Forza Italia che dovrà cambiare pelle: “Come organizzazione politica era una monarchia assoluta, non avevamo neanche lo Statuto albertino. E chi entrava doveva accettare questa condizione, che ci ha guidato per quasi trent'anni, in modo molto democratico, lasciando parlare proprio tutti. E ci ha permesso di essere qui, di rappresentare l'ala moderata in un modo sostanziale nel governo italiano e di essere la parte sostanziale italiana del Ppe”.
Secondo Frattin, gli azzurri si devono dare delle regole “per camminare con le proprie gambe su quello che è un percorso delineato e con un rappresentanza politica di una parte dei cittadini e degli elettori che non può indentificarsi in altre parti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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