L'eredità di Montanelli, nel libro "ponte" di Federico Bini

"E Montanelli fondò 'il Giornale' - I 50 anni controcorrente di un quotidiano che ha scritto la storia d'Italia" (Elsa Major), è l'ultimo libro del giornalista Federico Bini, che attraverso interviste inedite ed esclusive, racconta la storia del quotidiano a partire dall'idea del suo fondatore Indro Montanelli

L'eredità di Montanelli, nel libro "ponte" di Federico Bini
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"Non mi faccio troppe illusioni: ma chissà se mai qualcuno, tra trent’anni, si ricorderà di noi, praticamente soli in questa battaglia, se mai la vinceremo...". Credere in un’idea e portare avanti una lotta senza sapere se questa verrà vinta, usando solo la verità come arma. È sempre stato questo il pensiero di Indro Montanelli quando 50 anni fa decise di fondare Il Giornale. Ed è sempre questa l’idea che ora, a mezzo secolo di distanza dalla fondazione del quotidiano, viene sottolineata nel libro del giornalista e scrittore Federico Bini: E Montanelli fondò il Giornale (Elsa Major) con la prefazione di Stefano Zurlo.

Il ponte tra passato e futuro

248 pagine che sono una sorta di traghetto, un "ponte" che ha saldamente trasportato il pensiero del grande giornalista ai giorni nostri, lasciando immutato lo spirito e le idee di chi le battaglie le ha vissute anche sulla propria pelle. Tanti sono i passaggi di staffetta su cui ha indagato Bini, che con un lungo e certosino lavoro ha raccolto le testimonianze di chi quelle idee del padre fondatore, le ha costruite anno dopo anno in redazione e continua anche oggi non solo a portarle avanti, ma a combattere contro la disinformazione e chi della verità ha un concetto che somiglia a quello delle bandiere al vento.

Tante le voci illustri che pagina dopo pagina, come in un romanzo storico, raccontano come IlGiornale si sia evoluto pur rimanendo immutato nelle sue fondamenta e di quanto dietro ad una notizia ci sia il grande lavoro portato avanti con orgoglio e sentimento e la fatica di essere sempre coerenti, anche quando sarebbe molto più facile cedere. Dall’attuale direttore Alessandro Sallusti a decine di firme. Gian Galeazzo Biazzi Vergani, Giorgio Torelli, Beppe Gualazzini, Carlo Grandini, Vittorio Frigerio, Alfonso Izzi, Francesco Damato, Alfio Caruso, Fernando Mezzetti, Livio Caputo, Alberto Pasolini Zanelli, Catterina Arpino, Paolo Isotta, Paolo Longanesi, Massimiliano Scafi, Tiziana Abate, Alberto Mazzuca, Marco Vitale, Giancarlo Mazzuca, Roberto Crespi, Fedele Confalonieri, Roberto Gervaso, Michele Brambilla, Vittorio Feltri, Stenio Solinas, Maurizio Belpietro, Giancarlo Perna, Luigi Iannone, Pietrangelo Buttafuoco, Marcello Veneziani, Nicola Porro, Osvaldo De Paolini e Augusto Minzolini.

La costruzione di un'opinione collettiva

Il lettore viene catapultato nel “dietro le quinte” di un mondo di cui conosce solo la parte finale; quella di sfogliare e leggere le pagine del quotidiano, senza però comprenderne a fondo la costruzione minuziosa che parte dalla notizia e finisce per costruire un’opinione collettiva. Un lavoro raccontato con interviste inedite e intense, a volte in maniera leggera con aneddoti divertenti, altre in maniera dura senza fare sconti a nessuno, proprio come ha sempre voluto Montanelli con il suo quotidiano controcorrente. Conoscere la storia de Il Giornale, significa conoscere quella del nostro Paese sotto tutti i punti di vista, basata sulle persone e su ideali di giustizia ed equità non sempre semplici da portare avanti, come invece Bini in questo libro ha saputo spiegare in maniera eccellente.

In ogni pagina scorre la passione di chi con le idee e la sua penna ha lavorato in quelle scrivanie passando dalle rumorose macchine da scrivere ai veloci computer, sempre legati dal quel filo che mai si è spezzato dal primo editoriale del suo fondatore.

A Montanelli devo tanto della mia formazione culturale - spiega Bini - da lui ho appreso una passione che fino a quel momento pensavo di non avere, quella per la scrittura e il giornalismo, ma soprattutto mi ha permesso di conoscere Prezzolini, Guareschi, Longanesi, Malaparte, Piovene, Missiroli, Flaiano, Brancati, Gobetti, Cecchi e molti altri facendo di me una persona felice, ma anche triste per non aver vissuto quel periodo”. Ora però quell’epoca rivive nei lunghi racconti di chi ha aiutato a costruirla e a comprenderla, e non solo "Per trenta anni", come ipotezzava Montanelli, ne sono passati già 50 e la strada è ancora molto lunga.

E Montanelli fondò il Giornale

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