La magia della pallavolo nella vita della campionessa Cristina Chirichella

La storia della campionessa di pallavolo Cristina Chirichella nel suo primo libro: "Cuore, Testa e Volontà - La mia vita con la pallavolo" (ElectaJunior), un racconto sincero di come lo sport può cambiare la vita, soprattutto ai più giovani

Foto: H2bstudio
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Una bambina terremoto, cresciuta troppo velocemente con quel suo metro e ottanta a soli 12 anni. Qualche incertezza, un po' di imbarazzo e una via da cercare nella vita attraverso lo sport. Nuoto, karate e finalmente la pallavolo, il grande amore che la mette di fronte ad una scelta a soli 15 anni: lasciare la famiglia per inseguire il suo sogno. Questa è la storia della campionessa di pallavolo Cristina Chirichella che ha raccontato nel libro: Cuore, Testa e Volontà -La mia vita con la pallavolo (ElectaJunior), dove non solo ha messo a nudo la sua vita, seppur giovanissima, ma attraverso il quale ha illuminato una via, raccontando come lo sport possa cambiare la vita, dare spinta e motivazione, aiutare a vincere paure e insicurezze soprattutto nei ragazzi. Ecco cosa ci ha raccontato nella nostra intervista.

Cristina Chiricella, cosa ha rappresentato per lei lo sport?

"Uno strumento che mi ha aiutato a tirar fuori la mia vera indole e a diventare più responsabile e dal quale ho imparato a superare le difficoltà con determinazione, senza mollare mai, cercando anche di non arrendermi al primo impedimento. Questi sono insegnamenti che porterò sempre con me, perché fanno parte della donna che sono diventata".

Un metro e ottanta a soli 12 anni, molte ragazze avrebbero pensato di diventare modelle, perché invece lei ha pensato allo sport?

"Non mi è mai passato per la testa l’idea di fare la modella. Come racconto nel mio libro, sono sempre stata una bambina molto vivace e iper attiva e fare sport era il canale giusto per convogliare tutta la mia energia e la voglia di esprimermi".

Nel libro si comprende bene che c’è stata una ricerca di trovare la sua via, tra nuoto, pallacanestro e karate. Come ha capito che era invece la pallavolo?

"È vero, ne ho provati tantissimi di sport prima di arrivare alla pallavolo. Ho capito che era quello giusto perché stavo bene con il gruppo che si era creato, con le mie compagne di squadra diventate amiche. Poi piano piano ho compreso che con l’allenamento e la dedizione quella disciplina poteva diventare qualcosa di più di un semplice passatempo".

A 15 anni si è ancora praticamente bambini, lei invece a quell’età ha lasciato la sua famiglia per venire a Roma a iniziare una carriera sportiva. Quanto è stato difficile?

"Soprattutto all’inizio non è stato facile. La cosa più dura è stata quella di allontanarmi dalla mia famiglia a cui ero, e sono, molto legata. Diciamo che è stata anche una scommessa su me stessa e sulla pallavolo, ho provato a percorrere questa strada senza aspettarmi nulla, e senza sapere come sarebbe andata. Alla fine è stata un’esperienza che mi ha dato molto, nonostante le difficoltà iniziali".

A cosa si è aggrappata nei momenti bui?

"Ho sempre avuto accanto la mia famiglia che mi ha sostenuto ed incoraggiato, inoltre a Club Italia ho avuto anche la fortuna di conoscere delle compagne di squadra fantastiche, che mi hanno dato molta forza, alcune di loro, ancora oggi, sono le mie migliori amiche".

Come si allena la volontà, e quanto secondo lei il sacrificio è utile per crescere?

"Con determinazione, senza scoraggiarsi e trovando il proprio metodo di lavoro. Mantenendo sempre viva la passione e l’amore per quello che fai. I sacrifici aiutano a crescere, se si è disposti ad imparare qualcosa anche dai momenti no".

Lei cosa ha sacrificato per la pallavolo che ora le manca? Al contrario, cosa le ha invece insegnato?

"Ho sicuramente sacrificato parte della mia adolescenza, ma con il senno di poi posso dire che è stato un sacrificio piacevole, perché grazie alla pallavolo ho conquistato, prima di molte mie coetanee, tanta libertà. Ho imparato presto a cavarmela da sola ed a prendermi le mie responsabilità e queste sono tutte esperienze che mi sono servite nello sport, ma soprattutto nella vita".

Sulla copertina del libro si legge “principessa” chi la chiama così, lei si definirebbe una principessa moderna?

"Questo nome mi è stato dato da mio padre quando ero piccola, poi lo hanno adottato anche alcuni tifosi, ma in realtà io di principessa mi sento ben poco. Di sicuro, dovendo scegliere, mi sento più una principessa moderna, di quelle che si battono per la propria indipendenza, come Merida di The Breve o Jasmine di Aladdin, che non hanno paura di battersi per le proprie idee e sogni".

Il suo è un racconto molto sincero e intimo, come pensa che possa aiutare i suoi coetanei?

"Spero possa far comprendere che ogni persona ha i propri tempi, non bisogna per forza correre e farsi condizionare dagli altri. Tutti hanno delle potenzialità da sviluppare secondo il proprio percorso.

Spero anche che possa essere di ispirazione e incoraggiamento per affrontare con maggiore serenità i momenti bui e le difficoltà che si possono presentare quando si cresce e a prendere delle decisioni per il proprio futuro".

CUORE, TESTA E VOLONTA’ La mia vita con la pallavolo

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