"Non lascia nulla al banale". Chi era davvero Pier Paolo Pasolini

L'analisi grafologica dello scrittore bolognese rivela una personalità tutta puntata sull'introspezione e un continuo stato creativo

"Non lascia nulla al banale". Chi era davvero Pier Paolo Pasolini

Dalla firma e dalla scrittura (clicca qui) del poeta e scrittore bolognese emerge una ricca personalità tutta puntata sull’introspezione e sull’analisi affinché nulla in lui venga vissuto ed espresso in modo soggettivo.

Pier Paolo Pasolini è capace di sviscerare ogni cosa senza nulla lasciare all’immaginazione libera: tutto è frutto di mera creatività (grafia minuta con buona distribuzione degli spazi sia tra le lettere sia tra le parole e le righe). Ciò è indice di un pensiero che non lascia nulla al banale.

Possiede inoltre capacità di analisi, prodotto di una mente e di un pensiero filosofici che valutano con questa ottica sia i problemi sociali sia quelli personali: tutto è sotto l’occhio vigile di un discernimento incessante che poco spazio lascia alla critica altrui.

Dalla grafia emerge pure una componente di ossessività volta a ricercare sempre il vero, che appaghi prima di tutto sé stesso e che lo riempia saturando quella sete interiore che lo ha da sempre caratterizzato.
Possiamo senza dubbio di smentita che egli ha lasciato dietro di sé l’immagine di un uomo che, incidendo nella storia letteraria e sociale, ha indubbiamente creato nostalgia di sé. Egli brilla ancora per le sue notevoli capacità in vari settori dove ancora potrebbe dettare legge (vedi forme estetiche, gesti originali, lettere minute, firma uguale al testo e pressione leggera).

La mente di Pasolini è sempre stata in continuo fermento, caratteristica che gli ha permesso di essere in “continuo stato creativo” riuscendo così a

vivere e ad essere presente, allora come anche oggi, con la sua complessa personalità fatta di creatività e affettività tormentata, ma soprattutto con la sua naturale e spontanea ingenuità, fuori da ogni schema preordinato.

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