Perché proprio a me?

Un'imprenditrice di 56 anni si innamora di un uomo con fisico atletico e volto da divo del cinema più grande di 4 anni. Lo sgomento di lei scoppia quando scorrendo la cronologia dell'I-pad scopre la passione di lui per la gerontofilia. Scrivi a: postadelcuore@ilgiornale.it

Fonte Pixabay
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Ho 56 anni e ne dimostro 10 di meno. Dirigo con successo un'azienda che produce cosmetici. Sei anni fa ho conosciuto un uomo bellissimo con fisico atletico e volto da divo del cinema nonostante abbia 4 anni più di me. Mi ha subito fatto una corte serrata ma io ero appena uscita da una lunga relazione e stavo lanciando una nuova linea di prodotti sul mercato asiatico. Per cui non avevo molto tempo da dedicargli e all'inizio ho archiviato le sue telefonate e i mille messaggi quotidiani alla voce “cosa vuole questo da me”. Poi ci sono cascata e per 18 mesi ho vissuto un amore folle e appassionato.

Durante una vacanza in montagna mentre cucinavo mi ha chiesto l'I-pad e quando io dopo cena l'ho preso in mano per leggere il giornale mi sono trovata davanti all'immagine raccapricciante di un vecchio nudo e in una posa esplicita. Gli ho chiesto cosa fosse questa schifezza e lui ha risposto: “Non ti arrivano mai cose porno via spam?”. Ero talmente scossa che di notte mentre lui dormiva ho guardato la cronologia ritrovandomi in un sito per gerontofili.

È stato come fare quattro passi nel delirio. L'ho messo di fronte ai fatti chiedendogli perché si era messo con me visto pur avendo queste tendenze. È successo il finimondo, a quel punto sono diventata la pazza visionaria da zittire e poi l'unica che lo potesse salvare da quella che ha definito “una malattia che ho e che non voglio”. Ne sono uscita a fatica, credo di essere viva per miracolo perché a un certo punto è diventato violento contro di me che ero ormai lo scomodo testimone della sua miseria. Dopo anni di analisi, ho smesso di farmi domande inutili tranne una a cui non c'è risposta: perché proprio a me?

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Cara signora di 56 anni che ne dimostra dieci di meno,

vorrei partire dalla fine della sua lettera per il semplice fatto che il quesito con cui mi lascia "perchè proprio a me?", mi ha mandato il sangue in caglio. Ci sono persone che incappano di continuo in situazioni tossiche o semplicemente in storie sbagliate e non hanno l’umiltà di porsi la sua stessa, lacerante domanda. Quando invece forse dovrebbero perché una cosa è sbagliarsi una volta, ma quando le volte iniziano ad essere due e poi tre… la probabilità è che, in effetti, il problema stia in loro.

Mentre quello che le è capitato, a mio avviso, andrebbe ascritto all’imponderabile che colpisce inesorabilmente chiunque una volta nella vita. E come sa, non può esserci dolo nell’imponderabile. La colpa, davanti a un uomo bello, affascinante, atletico, con uno spiccato talento per il corteggiamento sarebbe semmai quella di non finirne sedotte.

Ora, riuscire a immaginare che il suddetto “quadrifoglio” non veda in realtà l’ora di appartarsi con l’I-Pad (il suo, peraltro…) per andare a cercare prede sessuali ottuagenarie, è qualcosa che attiene più all’immaginazione cinematografica di Dario Argento che ai normali sospetti di una donna innamorata. Non oso pensare all’orrore davanti alla scoperta.

Ma il mostro non è lei. E forse neppure lui che infatti la supplica di salvarlo da una malattia che ha e che non vuole. Lei ingannata, lui disarmato.

Davanti a certi sconcerti, ciò che ci fa peggio è prendere coscienza del fatto che una storia in cui avevamo creduto, in realtà non è mai esistita. Noi stavamo viaggiando su un binario, lei su un altro: ed era un binario morto. Lei sarebbe stata perfetta per un film con Cary Grant ma le è capitato un copione di Ozpetek.

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