Un liberale eretico contro la società dello spettacolo

Il neoliberismo di Vargas Llosa nasce da un'utopia che ha come idea centrale la ricerca e la difesa della libertà

Un liberale eretico contro la società dello spettacolo
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Tutta la voluminosa opera di Vargas Llosa è un unico racconto, non sempre sicuro nello sviluppo della trama esterna, ma profondamente vero nella realtà immaginativa creata da una scrittura agile e sicura. Grande inventore di storie, ma anche autore di opere teatrali nonché straordinario critico e saggista (ricordiamo i recenti Il richiamo della tribù, 2018, e Mezzo secolo con Borges, 2020), Vargas Llosa è stato fino in ultimo uno scrittore impegnato nella politica, a partire della prima infatuazione per la rivoluzione cubana di Castro e l'iscrizione al Partito comunista peruviano, per giungere all'approdo e la difesa dell'ideale liberale, di cui è stato un grande paladino, attento alle problematiche dell'uomo moderno e soprattutto alla politica del suo paese (dove alle elezioni del 1990 si è candidato come presidente della coalizione di centro-destra), lottando contro ogni forma di condizionamento ideologico e tabù morale, come mostra anche la raccolta dei suoi scritti politici Sciabole e Utopie, Visione dell'America Latina (Liberilibri, 2020). Il neoliberismo di Vargas Llosa nasce da un'utopia che ha come idea centrale la ricerca e la difesa della libertà, tema centrale dell'uomo e dello scrittore che fino in ultimo, anche cadendo in diverse contraddizione (come nel caso della sua difesa a oltranza di Bolsonero, presidente del Brasile), è intervenuto e partecipato esprimendo le sue idee sulla vita sociale e politica del nostro tempo. Di questo suo carattere belligerante è anche significativa la lettera di dimissione inviata, agli inizi del 1919, alla Sig.ra Jennifer Clement, presidentessa del Pen Club International, di cui lo scrittore è stato presidente emerito dal 1977 al 1980: una lettera di protesta contro l'appello lanciato dalla presidentessa a favore di alcuni scrittori catalani in carcere, fautori dell'indipendentismo regionale, da Vargas Llosa ritenuti responsabili del golpe nazionale in violazione della costituzione di un stato democratico come è quello spagnolo. Nel 2013, il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa ha pubblicato un pamphlet, La civiltà dello spettacolo (Einaudi), per annunciare che in campo culturale era scoccata l'ora dei saltimbanchi. Scriveva il romanziere: «La nostra epoca, in accordo con l'inflessibile pressione della cultura dominante, che privilegia l'ingegno rispetto all'intelligenza, le immagini rispetto alle idee, lo humour rispetto alla gravità, la banalità rispetto alla profondità e la frivolezza rispetto alla serietà non produce più artisti come Ingmar Bergman, Luchino Visconti o Luis Buñuel».

Sentiamo la perdita di questo grande scrittore, che ha interamente vissuto il suo e il nostro tempo, lottando coraggiosamente contro l'ideologia marxista e la dittatura di Castro, a difesa delle sue idee liberali, le stesse per cui combattono e muoiono tanti protagonisti dei suoi romanzi.

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