Forse, il modo migliore per afferrare la differenza tra la democrazia antica e la democrazia moderna è riprendere un'osservazione che fece una volta Isaiah Berlin. Dunque, sir Isaiah disse che sia i Greci perché democrazia antica significa Atene sia i Moderni alla domanda «Chi deve governare?» rispondono così: la legge. Tuttavia, i secondi, diversamente dai primi, si pongono anche una seconda e fondamentale domanda. Questa: «Chi governa quanto deve governare?». A fare la differenza è proprio quel «quanto» da cui dipende quella «libertà dei moderni», come diceva Benjamin Constant nel suo celebre discorso del 1919 sul quale si può leggere quanto scrive oggi Corrado Ocone nel suo Il non-detto della libertà (Rubbettino) , che è cosa non poco diversa dalla libertà degli antichi. Infatti, la libertà dei moderni è non solo politica ma anche morale e si costituisce come libertà dallo Stato che ha la sua precipua funzione quale garante dei diritti o delle libertà. Invece, la libertà degli antichi è solo politica ed è, nella sostanza, libertà dello Stato che attraverso le leggi assoggetta interamente la vita umana. Così la differenza tra le due democrazie non potrebbe essere più marcata: quella antica, che presuppone la polis e la schiavitù, è diretta e assorbe in sé la vita degli ateniesi; quella moderna è rappresentativa e si basa su istituti liberali che sono tali perché limitati nelle loro funzioni. Purtroppo, oggi questa decisiva differenza è andata smarrita e si parla di democrazia diretta lo fa soprattutto il M5S senza sapere cosa sia, soprattutto senza considerare che la democrazia diretta moderna non solo è cosa diversa dall'antica, ma anche che non è contraria alla democrazia rappresentativa e, anzi, può esistere se si vogliono conservare le libertà solo sul corpo e sull'anima della democrazia liberale.
Lo si può capire facilmente se si considera proprio quel «quanto» della domanda: «Chi governa quanto deve governare?». Il governo limitato o legale come diceva Montesquieu infatti non è solo il risultato pratico dell'esistenza del Parlamento che limita il potere dell'esecutivo ma è anche la consapevolezza che «governo assoluto» è una contraddizione in termini che indica una cosa che si dice ma non esiste. Così quando un governo assoluto nasce e recentemente è nato a causa del covid altro non è che un abuso di potere che promette ciò che non può garantire dal momento che la nega nascendo: sicurezza. Tutti gli istituti liberali governo limitato, Parlamento, magistratura sono espressione di libertà. Per il liberale Montesquieu i deputati sono rappresentanti del popolo. Per il giacobino Rousseau i deputati devono essere commissari del popolo. Tra le due diverse concezioni della democrazia c'è di mezzo non solo il mare ma anche il sale della vita: la libertà, appunto. Il «rappresentante» di Montesquieu è libero, risponde alla sua coscienza, ai suoi errori e al giudizio del voto popolare. Il «commissario» di Rousseau non è libero, risponde alla «volontà generale» e se vi si sottrae subito diventa «traditore del popolo». L'articolo 67 della Costituzione italiana quello che dice che il parlamentare esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato custodisce, dunque, la libertà del cittadino. Le due diverse concezioni dei rapporti tra istituzioni e cittadini mettono capo a due diverse democrazie: nel caso di Montesquieu alla democrazia liberale o rappresentativa, nel caso di Rousseau alla democrazia popolare o populista che in maniera volutamente equivoca è definita diretta.
Nonostante vi sia differenza tra democrazia antica e democrazia moderna e nonostante i diritti umani siano moderni e non antichi è nel Novecento che nascono i totalitarismi. Il fenomeno totalitario, osservava giustamente Hannah Arendt, non è antico: è moderno. Perché? Perché oltre alla dottrina della divisione dei tre poteri come voleva Montesquieu esecutivo, legislativo, giudiziario abbiamo bisogno di nutrire la cultura della libertà o del limite del potere che va limitato perché andando oltre sé stesso è ignorante. Per poter giustificare un potere assoluto del ministro, del legislatore, del giudice avremmo bisogno del sapere assoluto che, però, ha un difetto: non esiste. La democrazia rappresentativa nasce tanto dalle lotte civili quanto da una rivoluzione cognitiva. Le due cose possono andare di pari passo oppure essere disparate. Croce, ad esempio, diceva che il liberalismo aveva la pratica in Inghilterra e la teoria in Germania.
Ma noi oggi abbiamo bisogno di entrambe teoria e pratica, cultura e istituti altrimenti il rischio, sempre ritornante sotto mentite spoglie come lo scientismo, l'ambientalismo, il correttismo, è che ci sia un sapere totale e definitivo che giustifichi un potere assoluto in una forma giacobina o roussoiana di democrazia diretta che è storicamente l'anticamera del fenomeno totalitario.
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