Igor Traboni
Medici e avvocati della Roma bene erano tra i principali clienti di un’organizzazione ramificata in maniera così capillare da provvedere all’importazione dal Sud America di cocaina attraverso stratagemmi a dir poco singolari, fino alla lavorazione a Roma all’interno di una serie di laboratori artigianali per raffinare la polvere bianca, scoperti in tre appartamenti del centro storico della capitale. L’organizzazione è stata sgominata all’alba di ieri dalla squadra mobile di Frosinone in collaborazione con quella di Roma e con il comando di polizia municipale del gruppo Roma VIII.
In carcere sono finite sei persone, tre romani (due dei quali incensurati e al di sopra di ogni sospetto) e tre sudamericani, compreso il «chimico», che poi provvedeva a lavorare la cocaina per rimetterla sul mercato.
La droga arrivava dall’America del Sud in maniera assai originale: imbevuta nelle pagina di centinaia di libri dopo essere stata liquefatta, ma anche nascosta in pacchi di caffè e frutta. Numerosi pacchi di caffè impregnati di cocaina, infatti, sono stati sequestrati nel corso delle indagini. Erano destinati allo stesso gruppo di spacciatori frusinati, che rifornivano quasi tutti i novanta comuni della Ciociaria, identificati in seguito ad una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali. Ma è stato il commercio di libri ad insospettire i poliziotti: già da due anni, infatti, era stato notato uno strano via vai di testi sulla storia e l’arte del Perù, provenienti dalla Colombia. Ma i cultori di quel tipo di storia, hanno pensato gli agenti, non devono essere poi tanti nel nostro Paese.
Molte di più, invece, erano le persone interessate alla droga con cui venivano intrise le pagine di storia e arte andina. Gli spacciatori inviavano poi i libri per posta a persone incensurate. Una volta a Roma, la parte italiana dell’organizzazione provvedeva a recuperare la cocaina, con un procedimento chimico artigianale ma raffinato che in pratica consisteva nel «lavaggio» delle pagine dei libri, fino a recuperare tutta la droga di ottima qualità, spalmata in Colombia prima della partenza via aerea. La sostanza stupefacente, infatti, arrivava poi sul mercato romano dei vip come «roba» di buonissima qualità, venduta a professionisti anche a cento euro al grammo.
La ramificazione su Roma è stato l’ulteriore salto di qualità dell’organizzazione, in un primo momento ferma alla Ciociaria e al mercato provinciale, comunque redditizio, delle discoteche e dei locali notturni. Proprio le indagini sulla manovalanza, avevano già portato in carcere 23 spacciatori della provincia di Frosinone, tutte rinviate a giudizio alcuni mesi fa dal gip del Tribunale di Frosinone. Ma gli investigatori hanno continuato a lavorare e l’inchiesta ha puntato in alto, fino ai vertici dell’organizzazione. L’indagine è stata così presa in mano dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma e - con il coordinamento dal vicequestore Cristiano Tatarelli, dirigente della Mobile di Frosinone - è andata avanti per mesi, con tutta una serie di controlli incrociati tra gli aeroporti di Roma e Milano e decine di professionisti della capitale, clienti di un mercato che sembrava senza fondo.
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