Carni sostenibili, critiche alla dieta "carne zero"

Carni sostenibili critica il rapporto di Eat Lancet: non terrebbe conto del ruolo della carne nei Paesi in via di sviluppo, inviterebbe a una dieta calorica e priva di riferimenti culturali e locali

Carni sostenibili, critiche alla dieta "carne zero"

Una dieta senza carne è possibile?

Possibile sì, ma non ottimale sotto diversi aspetti. A dirlo è Giuseppe Pulina, presidente di Carni Sostenibili, che appoggia quanto affermato nei giorni scorsi dalla Rappresentanza Italiana della Farnesina presso gli Organismi internazionali a Ginevra: domani sarà infatti presentato al Palazzo delle Nazioni della città svizzera il rapporto della "Eat-Lancet Commission" su "Healthy Diets from Sustainable Food Systems", sponsorizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il rapporto raccomanda la riduzione del 90% di consumo di carne, per cui Pulina invita alla prudenza l’Oms nel supportare queste tesi - tanto più che "non può esistere una dieta universale, in quanto ciascuno ha la propria dieta per tradizione e per costume locale". Pulina ritiene inoltre che la rivista sia sì prestigiosa e gli esperti siano sì autorevoli, ma il loro parere non è stato sottoposto preventivamente alla comunità scientifica internazionale.

"Ricordo che nel panorama editoriale scientifico sono pubblicate più di mille riviste altrettanto prestigiose - aggiunge Pulina - che trattano temi del settore delle produzioni animali che dicono cose molto diverse e opposte; per questo, pur sottolineando il contributo dello studio del Lancet al dibattito è evidente oggi più che mai che, per ciò che riguarda l'aspetto delle produzioni animali e del consumo di carne e pesce, le considerazioni espresse dalla commissione Eat Lancet sono da riconsiderare per almeno due motivi".

I due motivi sono relativi al fatto che nei Paesi in via di sviluppo la carne sia fondamentale per la vita e l’alimentazione e al fatto che la dieta è anche e soprattutto legata a fattori culturali e locali. Per Pulina inoltre, il modello dietetico proposto da Eat Lancet è troppo calorico, "perché per poter far fronte alla carenza di prodotti di origine animale, carni in particolare, invita a consumare quantità eccessive di cereali e prodotti energetici".

Per Pulina quindi il modello ideale resta la dieta mediterranea, ma ci sono anche delle implicazioni economiche nel rapporto di Eat Lancet,

perché l’eliminazione della carne porterebbe all’azzeramento dell’allevamento bovino e delle produzioni a esso collegate - carne, ma anche latte, formaggi, dolci. E alla conseguente perdita di tantissimi posti di lavoro.

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