Abbiamo lasciato passare una settimana. Una settimana perché il turbinio di ricordi fatti di capi e accessori, visti in passerella in occasione di Milano Moda Donna, decantasse. Una settimana per metabolizzare. Una settimana per farci tutti un esame di coscienza dopo le polemiche scaturite a seguito di un articolo al vetriolo uscito sul New York Times, in cui Vanessa Friedman attaccava a mani basse l'Italia, sottolineando in più punti l'irrilevanza della Fashion Week Milanese nel panorama più ampio della moda mondiale, soprattutto messa in relazione a Londra e Parigi, sostenendo che Milano “non è mai stata una città della moda intellettuale” e avvallando la tesi secondo cui “gli stilisti sembrano confusi sul loro stesso ruolo nel più grande ecosistema della moda”.
Una settimana per scandagliare e analizzare le ragioni di chi ha avuto il coraggio e il dovere critico di replicare, non difendendo a priori, ma dimostrando con dati e fatti l'infondatezza delle affermazioni della critica del New York Times. Una settimana perché tutto sfumasse e potessimo concentrarci sulla bellezza delle collezioni. Sulla meraviglia dei classici senza tempo di Max Mara, che trova comunque una chiave di lettura sempre moderna, attuale ed elegante per raccontarsi. Sull'equilibrio tra presente e passato che ha preso vita propria nei capi e negli accessori di Sportmax, maison pronta a celebrare i suoi cinquant'anni. Sulle atmosfere oniriche della sfilata di Vionnet che, nel meraviglioso scenario del Chiostro grande della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, ha fatto sfilare kimoni drappeggiati e abiti fluttuanti, realizzati in tessuti preziosi e in nuance delicate, che sembrano volere instaurare un dialogo tra Occidente e Oriente.
Una settimana, insomma, perché liberassimo la mente da polemiche sterili e recriminazioni, per concentrarci su quelle che saranno le tendenza della prossima primavera estate 2018. Tendenze che rivelano un glorioso quanto felice ritorno alle origini per ciascun brand, con la ferma volontà di coltivare il proprio patrimonio genetico. Pensiamo ad Emilio Pucci, per esempio, che, dopo la partenza di Massimo Giorgetti come direttore artistico, presenta una collezione che riporta in auge i codici stilistici della maison, delineati da stampe geometriche in tonalità luminose che si stagliano su un fondo bianco immacolato.
Tendenze che nel complesso sembrano delineare il profilo di una donna femminile e sognante, scevra da certi rigori androgini, di una donna consapevole del proprio corpo, che non disdegna scollature e spacchi senza mai - al contrario di quanto sembrano volere alludere certi critici di moda tirando in ballo vecchi e superati stereotipi – apparire volgare. Soltanto seducente.
- Colori pastello. Se la scorsa stagione abbiamo visto il trionfo assoluto e totale del rosso, insieme a nuance vivide e impattanti, per la stagione calda, i designer prediligono i toni più delicati e morbidi dei marshmallow. Il rosa cipria, il verde menta, l'azzurro polvere o acquamarina, il lilla, il glicine, il giallo crema. Da usare in total look, come fa Luisa Beccaria rendendo ancora più romantici i suoi abiti in pizzo sangallo, macramé e tulle, o per interrompere il rigore degli abiti neri, come abbiamo visto sulla passerella di Giorgio Armani che usa nuance luminose su linee grafiche e tagli decisi, senza mai rinunciare all'armonia e alla sobrietà delle forme.
- Ruches e balze. Declinate per lo più in chiave romantica e bucolica: ci vengono in mente, ad esempio, le preziose applicazioni su scolli, maniche e corpetti di morbidi abiti di seta, dalla silhouette scivolata di Ermanno Scervino. O in chiave contemporanea: pensiamo a Vivetta che abbina le sue gonne in organza tutte balze a T-shirt in tulle con logo bene in vista, o a Stella Jean che arricchisce di plissettature e ricami boliviani i suoi polleras, abbinati a camicie dal taglio maschile e magliette sportive.
- Floreale. Non sarà avanguardia pura, come sottolineava la pluricitata Miranda Priestly tirata in ballo ogni volta che si affronta la questione, ma nessun motivo, meglio di quello a fiori, riesce a tradurre l'essenza della stagione primaverile. Fiori sono applicati sui top asimmetrici di Giorgio Armani. Fiori colorati sono stampati sul fondo bianco dei tailleur giacca pantalone di Max Mara.
- Marsupio. È tornato. Facciamocene una ragione. La borsa che più di qualunque altra ha fatto e fa discutere, spaccando esattamente in due il popolo fashionista, sarà di moda per la prossima primavera estate. E se da qualche anno a questa parte si affacciava timidamente sulle passerelle, durante quest'ultima Milano Moda Donna, il marsupio si afferma prepotentemente come tendenza.
- Plissé. Non solo gonne, ma anche interi abiti o piccoli pannelli applicati su giacche, bluse pantaloni.
- Bianco e nero. Non si sono visti soltanto colori pastello. Come Coco Chanel insegna, must di queste passerelle è stato anche l'eterna dicotomia bianco e nero, magistralmente interpretato da Aquilano.Rimondi in una collezione, dal forte impatto grafico, fatta di righe e scacchi, ispirata allo spirito artistico di Joan Mirò e allo stile del designer americano Geoffrey Beene.
- Trasparenze. Un sottile gioco di vedo non vedo, non per forza da intendere come espressione di sensualità, ma anche come virtuosismo stilistico. Trasparenti sono i lunghi guanti che indossano le modelle di Scervino, i trench in crepe di lino di Max Mara o le applicazioni sulle felpe in tessuto tecnico di Sportmax.
- Tute. Si confermano di grande tendenza anche per la prossima primavera estate. Missoni, che quest'anno festeggia vent'anni della direzione creativa di Angela Missoni portando in scena una collezione che vuole essere una vera celebrazione del marchio e del suo stile inconfondibile, la propone ad esempio in versione laminata.
- Tutù. Un po' ballerina della Scala di Milano, un po' Carrie Bradshaw, torna in auge il tutù di tulle vaporosissimo. Corto, midi o lungo, per coronare quello che è stato un po' il sogno di molte bambine.
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